"L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI" (da Il Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry)
Titoli di coda (e questo, attenzione, è già uno spoiler multiplo!) su The Last Guardian, ultima fatica di Fumito Ueda, già autore di quei due capolavori per PS2 che rispondono al nome di Ico (2001) e Shadow Of The Colossus (2006). E che fatica!
Pensate che il gioco sarebbe dovuto uscire su PS3 (l'annuncio risale al 2007...) ma le limitatezze hardware della allora ammiraglia Sony non ne consentivano uno sviluppo ideale; gli stessi problemi però si palesarono al lancio di PS4 (la pubblicazione del gioco doveva avvenire al day-one, datato ormai 2013!). Tra ritardi e presunte cancellazioni finalmente il gioco vede la luce nel dicembre 2016 per la gioia degli appassionati PlayStation perché, diciamocelo, questo è uno di quei giochi per cui essere orgogliosi dell'esclusività!
Ma per quale motivo il gioco era semplicemente "troppo pesante" per la old generation? Perché il concept è incentrato sul co-protagonista, Trico, una gigantesca chimera risultante tra l'incrocio di un felino con un uccello. In effetti il vero protagonista è un bambino come già nei capolavori succitati (in realtà in SOTC il protagonista è un ragazzo adolescente) che con l'aiuto della chimera si ritrova in un mondo immaginario fatto di costruzioni fatiscenti di pietra che si ergono alte verso il cielo (quindi raggiungibili solo in volo), popolato solo da esseri simili a Trico e da guardiani con le fattezze umane e protetti da corazze che cercheranno di catturarli. Il gioco tutto è fondato nel rapporto tra il bambino e questa creatura spaventosa (ma al tempo stesso docile) che via via verrà "addomesticata" dal protagonista. Questa fase di vero e proprio addestramento avrà un percorso piuttosto lineare durante il gioco anche se non mancheranno alcuni momenti di frustrazione in quanto l'intelligenza di Trico è assolutamente scriptata dal contesto e vi capiterà, soprattutto nelle fasi iniziali, di voler impartire un ordine alla chimera senza ottenere alcuna risposta per parecchi minuti... Insomma, in alcune fasi di gioco vi troverete a vagare senza meta apparente in compagnia di un essere abnorme che vive di vita propria e che non vuol sentirne di obbedire ai vostri comandi ma con il progredire dell'esperienza, proprio per questo processo di crescita e interazione tra l'uomo e l'animale, si creerà un vero e proprio legame affettivo tra i due (spesso Trico salverà il bambino dai guai e viceversa) che darà luogo a momenti di grande pathos fino al culmine nell'atto finale!
Ecco un altro punto di contatto con le precedenti opere di Ueda: la capacità della trama nel suscitare emozioni. Non mi vergogno a dirlo ma ho pianto come già piansi sul finale di Ico (quando credevo di aver perduto la bambina che per tutto il gioco avevo protetto dall'oscurità) e in occasione della morte del fido Arno in SOTC... Credo che un semplice videogioco che riesce a trasmettere queste emozioni, al di là dell'aspetto tecnico, meriti un plauso particolare. Dietro TLG c'è un'idea, si vede la mano di un programmatore che in questo caso assurge a ruolo di vero "artista" come ad esempio in opere letterarie (con il dovuto rispetto parlando). In un mondo videoludico (ma ahimè non solo) in cui i contenuti si perdono a discapito della forma questo gioco è una perla rara, da conservare, come si conserva un bel libro o un bel film. La poetica di Fumito in effetti ben si sposa con quella di Spielberg in cui i protagonisti sono sempre i bambini, con le loro fragilità ma soprattutto con la loro purezza.
Altri aspetti in comune con i precedenti lavori di Ueda sono la tonalità verde pastello della palette cromatica, la presenza di opere architettoniche imponenti in pietra ancorché cadute in disuso (forse eredità di antiche civiltà decadute) e ormai sommerse dalla natura rigogliosa, un idioma assolutamente inesistente e inventato di sana pianta dal maestro (i protagonisti dei giochi di Ueda non parlano mai una lingua reale!), una commovente reciprocità di rapporto tra esseri viventi e, infine, l'eterna lotta tra il bene e il male vista con gli occhi di un bambino. Mancano i 16 colossi ma ne cavalchi uno dall'inizio alla fine del gioco e, a livello di programmazione, non è poco!
Dopo aver parlato dei contenuti adesso passiamo alla disamina del "contenitore" che, come previsto, presta il fianco a numerose critiche. Il comparto tecnico in effetti risulta assolutamente inadeguato rispetto al periodo storico in cui è uscito il gioco. Tra compenetrazioni poligonali, vistosi cali di frame-rate, textures in stile "old generation", interazione pressoché nulla coi fondali di gioco, sembra quasi di giocare una versione remastered HD di un gioco per PS3! Questi difetti tecnici tuttavia passano in secondo piano se si considera che TLG è esattamente questo: un gioco concepito e sviluppato per PS3 che solo per la cocciutaggine del maestro Ueda, ha visto la luce nella piena maturità della generazione attuale. Ma c'è un altro difetto che, ahimè, sbaraglia la concorrenza: la telecamera! Non avete davvero idea di quante volte imprecherete perché la direzione del salto da voi compiuto non è quella desiderata o perché Trico inizia a muoversi in una direzione mentre a voi sembrerà di indicarne un'altra! La colpa è della dannata telecamera automatica che nella gestione contemporanea del protagonista e del mastodontico amico va davvero eufemisticamente "in affanno". Non vi sto a enumerare le volte in cui mi sono perso tra le piume di Trico: roba da scatenare uno shock anafilattico se fossi allergico... Tutto ciò è davvero improponibile per il 2017 e in parte giustifica il precoce taglio di prezzo imposto da Sony poco dopo l'uscita ma, ribadisco, era lecito aspettarselo per un prodotto che nasce datato. Vi ricordate la fine che fece il tanto atteso Duke Nukem Forever?
Nonostante ciò, il gioco saprà anche regalare numerosi squarci paesaggistici di ampio respiro con stormi di uccelli bianchi in lontananza a volteggiare parecchie centinaia di metri più in basso rispetto al punto che avete raggiunto col vostro compagno. Perché ricordatevi che di scalata si tratta! E' stato comunque uno di quei giochi in cui ho usato maggiormente la funzione share per salvare clip video o fotogrammi. Questo dato credo abbia la sua importanza.
In conclusioni: se questo gioco fosse uscito per PS3 sarebbe stato sicuramente un capolavoro. Su PS4 la resa tecnica è quella di un gioco remastered in HD da PS3. Questo è il grosso difetto di TLG. Tuttavia, la caratterizzazione dei due protagonisti, il mondo di gioco, la trama e il tipo di gameplay rendono questo gioco UNICO e fanno passare in secondo piano le evidenti lacune tecniche che lo contraddistinguono. Il rapporto che si crea tra il protagonista e Trico è quanto di più "vero" si possa rappresentare in un gioco e infatti le EMOZIONI che ne scaturiscono (gioia, dolore, scoramento, rabbia, paura, etc) sono autentiche. E' in questo senso che l'universo di gioco sconfina nell'immaginario del fruitore e si amplifica all'infinito. Solo pochi giochi sono in grado di assolvere a questo concetto. Se non vi fermate all'apparenza ma guardate nel profondo delle cose, questo è il gioco che fa per voi altrimenti vi suggerisco di evitarne l'acquisto. Ricordate: quanto è "bello" Uncharted 4, tanto è "vero" TLG ma, paradossalmente, solo quest'ultimo vi farà sognare!
Voto 8.75
Il nostromo