LA PERFEZIONE ESISTE!
Difficile recensire un gioco come Red Dead Redemption 2 perché si rischia di essere ripetitivi e di dire cose che sono già state scritte, soprattutto se inizi a buttar giù uno schizzo a quasi un anno dall’uscita del gioco ma, come ho già scritto altrove, ci tenevo tanto ed eccomi qui! A questo gioco rimarrò affezionato in eterno in quanto ho iniziato a giocarlo più o meno in corrispondenza con la diagnosi fatta a mia madre di un brutto male al fegato e l’ho terminato dopo 6 mesi, praticamente in corrispondenza del suo decesso. Anche per questo motivo potrete capire il perché della riluttanza a descrivere subito le mie sensazioni sul gioco. Diciamo che mi ha aiutato a distrarmi un poco in quei mesi di vera angoscia.
Iniziamo subito col dire che se il primo capitolo venne definito da DOC Manhattan come il “primo simulatore di Clint Eastwood” qui si può tranquillamente parlare di “simulatore del West”. In realtà è ancora di più: è una simulazione di vita in tutto e per tutto. La vita ma soprattutto la morte saranno infatti le protagoniste del gioco e mai come in altri giochi vi sentirete parte di un mondo assolutamente realistico con il quale interagire praticamente al 100%. Più che un gioco è un’esperienza di vita, non scherzo. È incredibile la mole di sentimenti che questo gioco farà scaturire nella vostra anima: odio, amore, rabbia, perdono, vendetta, fedeltà, infedeltà, amicizia, gioia, sconforto sono solo alcuni che mi vengono in mente così, di primo acchito. La quantità e qualità di missioni secondarie, di personaggi non giocanti (NPG) con cui interagire, di varietà animali da cacciare o da cui difendersi, di piante da raccogliere rendono il gioco così realistico che a un certo punto crederete di essere davvero Arthur Morgan, il protagonista. A proposito, non l’avrei mai detto, ma Arthur vince a mani basse il confronto con John Marston, l’indimenticabile protagonista del primo episodio. Il motivo è presto spiegato: mentre, per vicende che capirete nel corso del secondo episodio (che in realtà è un prequel), John Marston si troverà a condurre nel primo episodio una vita tendenzialmente isolata nella fattoria, a contatto con moglie e figlio per aiutare il prossimo e integrarsi nella nuova America ripulita dai cow-boys (da cui il titolo “Redemption”), il protagonista di questo secondo capitolo, Arthur Morgan tesserà rapporti con tutti i membri della banda di appartenenza (capeggiata dal bivalente Duch Van der Linde) ma tali rapporti, nel corso della trama, saranno estremamente mutevoli proprio per dinamiche intrinseche alla banda e a causa dei diversi tratti caratteriali dei vari componenti della stessa, tratti assolutamente credibili e perfettamente definiti come in un’esperienza “real life”. Insomma, questo gioco è di una profondità inimmaginabile e davvero un plauso va fatto ai fratelli Sam e Dan Houser di Rockstar Games per la qualità di “scrittura”. Credo che l’insieme dei dialoghi del gioco possano valere una sceneggiatura cinematografica ed essere usati direttamente come copione per gli attori e anche qui non scherzo! Chiaramente proprio per questo aspetto di realismo estremo inizialmente dovrete portare un po’ di pazienza: i dialoghi potrebbero risultare alquanto prolissi (io in realtà non ne ho mai saltato uno!), i personaggi si potrebbero muovere con una lentezza esasperante. Inoltre per spostarsi da un punto a un altro della mappa si dovrà usare prevalentemente il cavallo (che a sua volta va strigliato e nutrito a dovere) e non c’è santo che tenga: il percorso devi farlo tutto e se per caso durante il tragitto dovessi perdere il cavallo o malcapitatamente dovesse lasciarci le cuoia, resti a piedi! Pensate che io ho praticamente acquistato un cavallo nelle fasi iniziali di gioco che ho battezzato “Girl” (Arthur in effetti si rivolge al proprio cavallo chiamandolo “girl” o “boy” a seconda che sia femmina o maschio. Chiamando la mia cavalla “Girl” è stato come se ogni volta si rivolgesse a lei chiamandola per nome, fantastico!) e che ho mantenuto in vita fino alla fine del gioco. Vi assicuro che il livello di interazione con il cavallo è assolutamente sovrapponibile a quello che il protagonista innominato di Shadow of The Colossus instaura con il fido Arno! E anche in questo caso piangerete, ah se piangerete... Sappiate che a un certo punto comunque si sbloccheranno i viaggi rapidi (solo per l’andata eh, cioè dal campo base alla meta ma il ritorno sarà affar vostro!) per cui metà del problema “spostamenti interminabili” sarà risolto! Vi assicuro comunque che nonostante ciò, spesso ho preferito percorrere sia all’andata che al ritorno il tragitto senza scorciatoie perché sono così tante le cose che possono accadere durante il viaggio che è sempre stato molto più divertente viaggiar così che col “teletrasporto”. Parlando di spostamenti va da sé fare un rapido cenno alla mappa, di proporzioni davvero spropositate nonché capace di contenere al proprio interno un’intera città brulicante di attività come Saint Denis (con tanto di tram utilizzabili)! Tenete presente che, a un certo punto della narrazione, sempre per vicende legate al gioco e come da “liaison” tra i due capitoli, si sbloccherà la mappa del primo Red Dead Redemption che è pertanto contenuta nella nuova e occupa, così a vista d’occhio, solo il 20-25% della mappa attuale!! E non vi dico la gioia quando ripercorrerete le strade già battute nel primo capitolo ricordando magari a memoria il percorso che va da Armadillo a Tumbleweed nel New Austin! Quelle sensazioni di percorrere “territori digitali” già solcati in passato è davvero affascinante e conferisce un ulteriore aspetto di realismo al gioco. Mi ha ricordato quando in Shadow of The Colossus scoprii la mitica spiaggia bianca del finale del gioco di ICO. In epoca pre-screenshot avevo immortalato l’evento con una romantica fotografia scattata allo schermo del televisore a tubo catodico! Ecco dove il gioco è riuscito a superare il confine ludico, facendoti sperimentare la funzione psichica della “memoria”, ricordando ad esempio percorsi/personaggi del primo capitolo oppure durante lo svolgimento della nuova trama del gioco. Infatti la banda, sempre per motivi legati alla trama (sto cercando di evitare ogni possibile spoiler…), sarà obbligata a spostarsi da un punto a un altro della mappa di gioco e a costruirsi nuovi campi base dove vivere. Quando vi troverete a ripercorrere quei luoghi già vissuti nel vero senso del termine (quando vi accampate dovrete procurare cibo per la cucina, pelli per migliorare le tende, svolgere una serie di mansioni per i vari compagni di viaggio, etc), magari dopo svariate ore di gioco, la memoria degli eventi vissuti in precedenza (NB non parliamo di flashback scriptati ma di eventi da voi giocati in prima persona) vi terrà ancorati al mondo di gioco e vi farà sussultare! Questo è un elemento di assoluto realismo. Pensate alla protagonista femminile di Blade Runner, Rachael, una replicante alla ricerca della propria vera identità (umana o androide?). Al di là delle perfette sembianze umane cosa la distingueva dagli altri replicanti? La memoria di eventi passati in realtà mai vissuti ma scritti nel suo codice dal proprio creatore, il dott. Tyrell. Credo che questo sia un punto di assoluto valore del gioco in questione e che può essere solo scaturito dall’amore dei programmatori (in questo caso i fratelli Houser di Rockstar) verso il prodotto che hanno concepito.
Per tornare alla lentezza esasperante del gioco (che credo sia, a questo punto, il vero punto debole e, nello stesso tempo, di forza del gioco nel senso che potrebbe dissuadere taluni dall’affrontare questa mastodontica opera ludica) sappiate che i dialoghi sono lunghi, numerosi e sfaccettati ma assolutamente mai noiosi. Del resto per scavare così a fondo nella personalità dei protagonisti, qualcosa dovranno pur dirsela! Per questo aspetto siamo veramente all’antitesi con il secondo capolavoro a mio giudizio di questa generazione, Bloodborne con i suoi silenzi e i suoi incubi materializzati in perfetto stile Lovercraft. Ma se ci pensate bene, il meccanismo della memoria (o forse meglio della “riscoperta”) anche qui è reso sotto mentite spoglie. Nell’opera di Miyazaki, come già descritto in recensione, quando vi ritrovate alla fine di un percorso di difficoltà inaudita a ripercorrere una strada battuta in precedenza grazie allo sblocco di un passaggio che magari avevi a vista d’occhio all’inizio del percorso ma risultava inaccessibile, non è forse lo stesso meccanismo di generazione di “ricordi”?
Sul fatto che il gioco sia emotivamente coinvolgente credo di esser stato abbastanza chiaro. Passo adesso a una veloce disamina dell’aspetto tecnico dello stesso perché, diciamocelo pure, tutte le esperienze emotive di un gioco non sarebbero nulla se non fossero supportate da una degna direzione tecnica. E qui veramente ci troviamo a livelli di dettaglio grafico/sonoro incredibili per un open world su console. Il motore RAGE di proprietà di Rockstar Games è stato spremuto fino al midollo per regalare un’esperienza audio-visiva senza precedenti per il tipo di gioco in questione e per la mole di dati da elaborare (per inciso vi segnalo che il gioco è così “pesante” che necessita di due dischi blu-ray, di cui uno solo per l’installazione!). Personalmente non ricordo di aver sperimentato durante il gioco particolari eventi di pop-up, glitches e nemmeno cali di frame rate, pur nelle sequenze più concitate. La palette cromatica è straordinaria anche perché la mappa è talmente vasta da comprendere le zone più disparate: da montagne innevate o ricoperte da selve a lande desertiche, da ambienti fluviali e lacustri a villaggi, accampamenti e città (con tutto il corteo contenutistico del West: saloon in cui mangiare, bere un goccio al bancone, pernottare o farsi un bagno di lusso, negozi di armi dove rimpinguare il proprio arsenale, farmacie, negozi di alimentari e abbigliamento, fotografi, stalle e chi più ne ha più ne metta!). Anche il sonoro è qualcosa di incredibile. Vi suggerisco di giocare il titolo con cuffie dotate di virtual dolby surround perché vi sentirete davvero all’interno del West. Vi dico solo che durante le sparatorie riuscirete anche a capire da che parte è stato esploso un colpo nemico! Niente da ridire sulla colonna sonora anche se avevo trovato molto più evocativa quella di Red Dead Redemption ad opera di Woody Jackson. Purtroppo il vinile del secondo episodio (in uscita a settembre ‘19) è andato in sold out immediatamente dopo l’apertura della prevendita mentre quello del primo episodio è reperibile online dai 500€ in su, peccato... Vi assicuro che l’immersività è tale che sentirete l’odore del fango, non scherzo!
In ultima istanza vi vorrei suggerire di scaricare l’App “Red Dead Redemption 2” che ho trovato molto utile soprattutto quando devi muoverti a cavallo (cioè sempre...) in quanto mostra in diretta i tuoi spostamenti sulla mappa o per tenere il conteggio delle attività svolte che sono praticamente infinite. Credo di avere spolpato il gioco a sufficienza ma vi assicuro che il platino è un’impresa titanica per cui ho desistito. Tenete presente che in circa 100 ore di gioco in cui ho completato tutte le 107 (!) missioni della storia principale oltre a innumerevoli missioni secondarie (non ricordo inoltre quanto tempo ho trascorso a zonzo per l’immenso mondo di gioco magari accampandomi con tenda e cavallo o riposando in qualche locanda prima di riprendere il viaggio o quanto tempo ho passato per andare a caccia di animali di tutti i generi e di quelli “leggendari”) ho ottenuto solo il 48% dei trofei, giusto per farvi capire quale sia la difficoltà per ottenere il massimo trofeo in questo gioco (trofeo “leggenda del West”, 0.1% degli utenti, stessa percentuale di Gran Turismo, platinato dal mitico Roberto Gandini!).
In conclusione: qui siamo ben oltre il semplice “gioco” ma abbiamo a che fare con un’esperienza videoludica che per caratteristiche artistiche non ha precedenti e che si pone come nuovo punto di riferimento per gli open world. Personalmente non riesco a trovare difetti a questo prodotto. Forse lo deve evitare solo chi è “allergico al Far West” (un po’ come io sono allergico alle “americanate” in stile GTA - giusto per citare la blasonata serie videoludica dello stesso produttore che ha raccolto voti magnificenti ovunque ma alla quale io non darei più di 7...) o chi ha troppo poco tempo da dedicare a questo fantastico passatempo digitale.
Voto 10
Il nostromo