MOLTO ACTION, POCO SURVIVAL...
Titoli di coda per Days Gone, ennesima esclusiva Sony nonché nuova IP ad opera di Bend Studio, autore della serie Syphon Filter per PS 2/3 e del fantastico Uncharted Golden Abyss, il primo nonché insuperato gioco per l’ormai defunta PSVita.
Il titolo è un open world del genere survival horror con molti elementi "action" a discapito della componente "stealth" e “survival”. Questo lo trovo un grosso difetto del gioco. Laddove The Last Of Us (giusto per citare l’altra esclusiva Sony con la stessa tematica) ti faceva vivere nel terrore di non aver a disposizione materiali da racimolare nel mondo di gioco per curarti o combattere i mutanti, qui in realtà hai così ampia disponibilità di munizioni, bende, disinfettanti, etc. che è praticamente impossibile restarne senza. In poche parole: manca la componente "suspence" che in questi giochi dovrebbe esserne l’essenza. Stesso discorso per il carburante della moto. Saprete che una delle caratteristiche peculiari del gioco è che il protagonista è un motociclista e che ovviamente la moto è sottoposta a usura; essa andrà riparata con rottami che potrete prelevare da altre autovetture, motociclette o al suolo (fantastica a tal proposito la frase soventemente pronunciata dal protagonista: “un rottame è per sempre!”) altrimenti diventerà inutilizzabile. Ebbene: in tutto il tempo di gioco mi è capitato una sola volta di restare a secco di benzina ma questo avvenimento, che avrebbe dovuto incutere il terrore di restare alla mercé dei mutanti, in realtà è stato prontamente risolto dal reperimento di una tanica di benzina a poche centinaia di metri di distanza dal punto in cui mi ero fermato! Il tutto ovviamente a discapito della componente “suspence”. Insomma, più che un “survival horror” definirei Days Gone un “action horror”.
Per continuare la disamina sulle pecche del gioco vi segnalo l’ottusità dell’intelligenza artificiale dei nemici. Incredibilmente appaiono più intelligenti “i furiosi” (ovverosia gli infetti) rispetto agli umani (di milizia, anarchici e predatori). Spesso capita di appostarti a pochi passi da uno di questi avversari (non di spalle!) senza essere scoperto. Se non altro gli infetti si comportano coerentemente da zombie (non ti aspetti da tali personaggi una benché minima forma di sapienza) ma gli antagonisti umani sono davvero imbarazzanti nella loro beceraggine. Anche in questo caso vorrei invece ricordare l'elevatissima I.A. dei mutanti di The Last Of Us (vi cito solo un nome che mi fa ancora raggelare il sangue nelle vene: Clicker!).
Altri difetti sono invece squisitamente tecnici e riguardano alcune compenetrazioni poligonali e frequenti effetti di pop-up, la numerosità dei caricamenti e la necessità di una cut scene fissa quando giungi nel punto prestabilito per iniziare una nuova missione. In buona sostanza, che tu ti trovi a piedi o in motocicletta, di giorno o di notte, una volta raggiunto un checkpoint, parte in automatico la solita sequenza scriptata con Deacon che arresta la propria motocicletta, rigorosamente di giorno, con inquadratura che dal protagonista si porta verso il cielo a visualizzare il transito veloce delle nuvole (effetto time-lapse) come a dimostrare lo scorrere del tempo. Mah, questa proprio non l’ho capita... Qui purtroppo siamo ad anni luce di distanza dal nuovo punto di riferimento per gli open world che è quel gioiello di Red Dead Redemption (dove vi è un granitico continuum spazio-temporale) che ho terminato a marzo e alla cui recensione vorrò dedicare il tempo che merita.
Fatte queste premesse è innegabile che il gioco possegga anche numerosi pregi. Innanzitutto è divertente e lo è proprio grazie alla sua anima action. Vi divertirete un mondo a girare per l’Oregon con la vostra motocicletta completamente customizzabile (da una specie di "Ciao" della Piaggio si trasformerà nel corso della storyline in una vera e propria macchina da guerra!) per completare le varie missioni che vi richiederanno i sopravvissuti umani raccolti in accampamenti recintati per difendersi dagli infetti. Anche gli amanti delle scene “splatter” saranno sicuramente soddisfatti in quanto il gioco è certamente piuttosto violento e a tratti davvero crudo (numerose le mutilazioni che recherete agli infetti e vi basti sapere che per guadagnare crediti negli accampamenti nemici dovrete consegnare le ”orecchie” raccolte dagli infetti). La trama anche se piuttosto scontata e priva di colpi di scena (tranne il finale segreto che introduce il secondo episodio della serie) è assolutamente convincente. Le personalità dei personaggi principali sono ben delineate e il protagonista, Deacon St John, è uno dei meglio caratterizzati dell’attuale generazione videoludica.
Insomma, pur con tutti i suoi difetti, questo gioco mi ha preso così tanto che sono riuscito a platinarlo. Nulla di impossibile, anzi. Come direbbe il Messia: “Basta giocarci...”. Sotto questo aspetto mi sembra che Sony, con le ultime produzioni, consenta il raggiungimento del trofeo più prezioso senza troppe difficoltà come per spronare l’utente a “spolpare” il più possibile i propri titoli first party. I vari Horizon, Spiderman e God Of War sono assolutamente sovrapponibili sotto questo aspetto. Altro fattore positivo è quello relativo al comparto grafico, sempre ad ottimi livelli considerando ovviamente che trattasi di un open world. Il dettaglio grafico è certamente inferiore ad Horizon Zero Dawn (ma sappiamo che i Guerriglia sono inarrivabili dal punto di vista tecnico essendo secondi, a mio parere, solo ai Naughty Dog) ma è sicuramente all’altezza e forse anche superiore a quello di Spiderman (non valido il paragone con God Of War in quanto, in quest’ultimo caso, non si può parlare di open world nel senso stretto del termine…).
Ma il vero punto di forza del gioco sono le orde, cioè gruppi di infetti (se ne possono contare fino a 500!) che vagano per il mondo di gioco nelle ore notturne annidandosi di giorno nelle fosse comuni. Qui sì che qualche brivido lo provi, soprattutto quando le incroci malauguratamente all’inizio del gioco con il personaggio non potenziato quando cioè non ha la vitalità, la stamina e soprattutto le armi adeguate a fronteggiarle. Peculiare anche il fatto che la posizione delle orde (sono una trentina in tutto) venga segnalata sulla mappa solo alla fine della storia del gioco, come a dire: ragazzi, il divertimento comincia adesso! E in effetti è proprio così perché la battaglia contro un’orda particolarmente numerosa (molte in realtà sono esigue per numero e facilmente fronteggiabili, sempre con le armi adeguate ovviamente) richiede attenta pianificazione strategica, ampia disponibilità di armi, scorte di medikit e di potenziatori di stamina. Impressionante la seconda orda obbligatoria del gioco, quella nascosta nella segheria: provare per credere!
In conclusione Days Gone è un prodotto che pur non portando nulla di nuovo nel panorama videoludico (fatta eccezione per la scelta del "motociclista randagio" come protagonista e per le orde) riesce ad intrattenere l’utente grazie a un sapiente mix di “azione & zombies”! Il difetto è che purtroppo tutto scorre troppo liscio senza particolari impennate emotive o di gameplay. Le orde sì che sono una novità assoluta in ambito videoludico tanto da assurgere a ruolo di vero fiore all’occhiello del gioco.
Voto 8.5
Il nostromo