TRIP DISTOPICO
“Distopia” è l’esatto opposto della parola “utopia”, intesa come il luogo dove tutto è come dovrebbe essere. Distopia è invece un luogo del tutto spiacevole e indesiderabile.
Parto da questa definizione perché il gioco che più mi ha ricordato Control è quel diamante grezzo che risponde al nome di Bioshock, storia di un incredibile viaggio in una città utopica situata nelle profondità degli abissi, nominata Rapture. Questa metropoli rappresentava appunto un’utopia ma non tanto perché si trovava a migliaia di chilometri sotto il livello del mare, in pieno oceano Atlantico, ma bensì per la filosofia su cui era stata concepita, che inneggiava alla libertà di espressione in qualsiasi ambito sia umano che scientifico. E’ vero tuttavia che il confine tra utopia e distopia spesso è labile e frequentemente rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Il fatto è che in Bioshock è l’utopia a divenire distopia mentre in Control nasci e muori distopico!
Insomma il concept del gioco è quantomeno originale e bizzarro e sceneggiature di questo genere corrispondono solitamente a autori di un certo livello. E in effetti in questo caso stiamo parlando di Sam Lake di Remedy, autore di Alan Wake e Quantum Break per Xbox. Remedy sono inoltre gli stessi di Max Payne e scusate se è poco... Parliamo cioè di un gioco “griffato” come Ken Levine aveva firmato Bioshock.
Un inciso: ringrazio mio fratello Mauro per avermi segnalato questo titolo di cui praticamente non avevo sentito parlare forse perché non pubblicizzato a dovere dal produttore, la “505 games”.
Il gioco è quanto di più claustrofobico (è interamente ambientato all’interno di un unico edificio, la Holdest House che vanta collegamenti con piani paranormali e non vedrete MAI la luce del sole), deviante (avrete a che fare con ex colleghi di ufficio manipolati e trasformati dall’Hiss, l’entità nemica), onirico (a tal riguardo cito le scene di intermezzo al “Motel Oceanview”!), assurdo (in un paio di missioni secondarie vi troverete ad affrontare nientemeno che un “frigorifero” e un “semaforo”!) e tetro (i rumori dei macchinari che pervadono il gioco fanno accapponare la pelle). E’ un titolo che non fa nulla per mettere psicologicamente il giocatore a proprio agio trasportandolo in una realtà parallela in cui il confine tra reale e paranormale è estremamente labile. Sam Lake ha dato veramente il meglio di sé per scrivere la sceneggiatura di quest’opera ludica che ahimè non spicca definitivamente il volo solo per motivi di budget. La realizzazione tecnica non è niente male (basti solo pensare che grazie ai poteri che pian piano acquisirà la protagonista, Jesse Faden, potrete far levitare e distruggere pressoché ogni elemento presente nel gioco) ma il livello di dettaglio generale non è al top considerando che siamo ormai alla fine di questa generazione di console, per cui ci si poteva aspettare sicuramente qualcosa di più. Non aspettatevi boss battles maestose. I boss veri e propri in realtà sono 4 e fruttano ciascuno un trofeo. Solitamente la sfida giunge al termine di una missione secondaria normalmente più lunga delle altre. Si tratta solitamente di personaggi umani modificati con poteri superiori a quelli dei normali nemici (Essej e mr. Tommasi) o di entità più o meno mostruose (Muffa-1 e l’Ancora) ma mai di dimensioni esorbitanti sullo schermo.
Detto questo il gioco ha un’anima assolutamente action (è uno shooter in terza persona) e vi divertirete un mondo a eliminare qualsiasi ostacolo vi si porrà davanti per impedirvi di perseguire il vostro obiettivo: ritrovare vostro fratello rapito dalla Federal Bureau of Control per essere analizzato (sia lui che la sorella avevano in effetti acquisito dei poteri soprannaturali quando erano bambini, dopo essere entrati in contatto con Polaris, una forza paranormale). L’azione di gioco è a tratti davvero furiosa con decine di oggetti volanti sullo schermo con tanto di razzi sparati dai soldati “modificati” che una volta acquisito un certo potere potrete rispedire al mittente in maniera estremamente spettacolare! Piacevole l’impennata di difficoltà nella parte finale per cui sarete obbligati a miscelare sapientemente le “mod” recuperate sul terreno di gioco per potenziare l’arma di ordinanza e i poteri soprannaturali. Non particolarmente longevo, mi ha comunque intrigato al punto di platinarlo. Al di là della realizzazione tecnica, buona ma non ottima, soprattutto per i cali di frame rate nelle sequenze più concitate (nulla che comunque vada a inficiare una valida esperienza di gioco) un altro appunto che vorrei muovere è l’eccessiva quantità di collezionabili da raccogliere (documenti cartacei, filmati, registrazioni audio, etc) atti a svelare i segreti della Holdest House che, se da un lato denota l’impegno assoluto dell’autore nel voler approfondire la trama, dall’altro porta presto a noia tant’è che a partire da un terzo del gioco in poi ho desistito dalla loro lettura…
Per chiudere cito un trofeo che si ottiene al completamento di una missione secondaria in cui il protagonista è niente meno che uno “specchio” e che a mio giudizio rappresenta la quintessenza di Control: “Altered Manifestations May Occur”!
Voto 8.5
Il nostromo