martedì 8 dicembre 2020

GHOST OF TSUSHIMA, PS4

 


VA DOVE TI PORTA... IL VENTO


Titoli di coda per Ghost Of Tsushima, ultima produzione degli americani Sucker Punch, quelli della serie Sly Cooper e Infamous, per intenderci. Il titolo, che peraltro sarà per il sottoscritto l’ultimo gioco dell'attuale generazione (tra i titoli ancora in lavorazione in effetti mi interessa anche NieR Replicant, in uscita per aprile 2021 ma è un remake di un gioco del 2010 mentre eviterei volentieri Cyberpunk 2077...) mi ha favorevolmente stupito! Probabilmente sono influenzato dal fatto che il Giappone con tutto il suo immaginario mi ha da sempre affascinato ma sicuramente questo gioco ha svariate frecce al proprio arco che vado ad elencarvi.

Innanzitutto graficamente è stupendo. Tralasciando la ripetitività degli ambienti interni (capanne dei mongoli, abitazioni dei contadini giapponesi, templi vari...) la natura dell’isola di Tsushima è riprodotta in maniera sublime con una palette cromatica di un livello mai visto su console. A mano a mano che libereremo l’isola di Tsushima partendo dal sud ci troveremo a vivere scenari paesaggistici con una bellezza da realtà virtuale, passando da stagioni primaverili/estive (al sud) a autunnali/invernali (centro/nord) per cui viaggeremo da immensi campi pieni di fioriture coloratissime a stupende lande innevate. Ma la vitalità verrà offerta dal vento, il vero protagonista del gioco. Infatti scorrendo il dito verso l’alto sul touch pad, una forte brezza andrà a scuotere il manto vegetale che sta dinnanzi a noi indicandoci la direzione da seguire e soprattutto rendendolo assolutamente vivo! Posso dire chiaramente che ci troviamo di fronte al “miglior vento mai visto su console” anche se a scrivere queste cose mi viene un po’ da ridere... A parte l’aspetto puramente visivo, anche il comparto audio è di ottima fattura potendo vantare una colonna sonora a tratti davvero epica. Ah, vi raccomando peraltro l'audio in Giapponese per un'esperienza sicuramente più immersiva.


Altro aspetto positivo del gioco è che è divertente, sarà banale ma è così. Le numerose ore dedicate sono trascorse con grande leggerezza (a differenza ad esempio di The Last Of Us 2... A tale proposito segnalo che proprio per questo motivo quest’ultimo gioco ha perso il terzo posto sul podio, che cederei a God Of War) e vi troverete ad affrontare una quest secondaria dopo l’altra senza neanche accorgervene. Sotto questo aspetto lo avvicino molto a Spiderman e infatti il voto finale sarà simile. 


Passando agli aspetti negativi, ho trovato le meccaniche di combattimento un po’ troppo semplicistiche. L’intelligenza artificiale dei nemici è a dir poco ridicola e le morti del protagonista si conteranno sulle punta delle dita (almeno a difficoltà normale). Sotto questo aspetto lo avvicino invece ad Assassin’s Creed, il titolo a cui sicuramente più di ogni altro questo gioco si ispira. E in effetti, proprio per i motivi sopracitati, vi ritroverete già alla fine del primo terzo del gioco (liberazione della regione sud di Tsushima) con un livello del personaggio tale da poter affrontare quasi spensieratamente qualsiasi tipo di nemico vi si pari davanti... 


Altro aspetto negativo riguarda la trama nel senso che la narrazione che precede il finale è molto più intrigante rispetto allo spiegamento degli atti finali stessi. In sostanza si ha sempre l'impressione che il contenitore prevarichi nettamente sul contenuto. E a nulla è valso l'inserimento del marchio di fabbrica degli sviluppatori, ovverosia le scelte (decisione buona vs decisione cattiva) in occasione dei dialoghi. Infatti non hanno alcun impatto sullo svolgimento della trama purtroppo... 

 

Pertanto, se amate il Giappone feudale dei samurai, i giochi di azione in terza persona (e siete stanchi dell’offerta Ubisoft...) e se non volete essere frustrati da livelli di difficoltà da hardcore gamer, questo gioco potrebbe riservarvi delle belle soddisfazioni! 

 

Voto 9

 

Il nostromo

 

martedì 13 ottobre 2020

THE LAST OF US PART II, PS4


SANGUE E SPORE


Titoli di coda per The Last Of Us 2, come al solito, il canto del cigno di questa generazione di console come già lo era stato il primo capitolo per quella passata. Un gioco perfetto? Scopriamolo in questa breve recensione!

La cosa che più mi ha colpito di questo gioco e che gli ha fatto raggiungere il terzo gradino del podio per quanto riguarda i miei titoli preferiti dell’attuale generazione (a pari merito con God Of War), è la sceneggiatura. In un mondo messo sottosopra da un’infezione in grado di trasformare gli esseri umani in zombie, un uomo (Joel) decide di salvare una ragazzina (Ellie) da una sperimentazione per la realizzazione di un vaccino che si stava testando sul suo corpo, incredibilmente resistente al contagio ma che probabilmente ne avrebbe decretato il decesso. Tutta la trama si svolge sulla difficile scelta della protagonista Ellie tra il perdono nei confronti dell’anziano amico Joel (“mi hai salvato ma avrei dovuto morire per salvare l’umanità!”) e la vendetta nei confronti dell’assassina dello stesso, di nome Abby (che poi sarebbe la figlia del medico che stava compiendo l’esperimento sul corpo di Ellie e che è stato ucciso da Joel). Particolarmente cruenta la scena dell’uccisione di Joel ad opera di Abby anche perché avviene nelle prime fasi di gioco, inaspettatamente e a discapito del protagonista del primo capitolo! Insomma, una scena abbastanza destabilizzante.
 
Già da queste premesse si intuisce come la cattiveria umana sia superiore a quella degli infetti che se non altro, senza alcun raziocinio o secondi fini, si comportano sempre nella stessa maniera... A tale riguardo muovo un appunto alla famigerata I.A. di questo titolo, in realtà meno brillante di quella del primo, a sua volta seconda sola a quella di Killzone 3, irraggiungibile! Insomma come ho già anticipato, saranno più cruente le scene che vedranno coinvolti gli umani (ci ritroveremo nel bel mezzo di una vera e propria guerriglia urbana tra due fazioni avverse, i Lupi e i Serafiti o Iene, per il controllo della città di Seattle) rispetto a quelle che coinvolgeranno gli infetti, i quali sono rappresentati dai soliti Clicker, dai Runner e dai nuovi arrivati Stalker e Shambler, questi ultimi dei veri e propri miniboss! Il senso di ribrezzo che emanano queste oscenità, soprattutto quando si viene afferrati, è indescrivibile. Si viene quindi trasportati in un mondo angosciante, claustrofobico, spaventoso, buio dove la forza bruta e il cinismo saranno protagonisti. E’ un gioco “crudo” nel vero senso del termine e le amputazioni si sprecheranno, non scherzo. Vi dico solo che il paragone che mi è venuto spesso in mente è stato con il film “Gangs Of New York” di Martin Scorsese! Gli unici sprazzi di sentimentalismo sono quelli tra Joel e Ellie (sempre vivo il ricordo del “padre adottivo” nel cuore della protagonista), tra Abby e Tommy (un affiliato dei Lupi che è innamorato di Abbie, la co-protagonista) e tra Ellie e Dina (che incarnano una delle poche relazioni omosessuali della storia dei videogiochi!). Ma a parte questi momenti di romanticismo, a farla da padrone saranno gli scontri contro Lupi e Serafiti (Ellie sarà dotata di un vasto arsenale di armi) e i combattimenti molto più “stealth” contro gli infetti. Non sarà insomma l’amore il leitmotive del gioco ma il sentimento di vendetta, una vendetta bagnata dal sangue. E sarà il perdono, la luce che aprirà uno squarcio nelle tenebre, a riportare alla fine un po’ di umanità in questo mondo mostruoso e degenerato. Amerete la protagonista Ellie, la odierete (per la prima volta in un gioco ho desiderato, a tratti, il decesso del protagonista che in una scena del gioco sembrerà una vera e propria strega!) e la adorerete ancora alla fine. Lo stesso dicasi per Abby anche se il suo percorso emotivo sarà molto più lineare. 
 
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico siamo ovviamente al top di categoria con livelli di dettaglio incredibili. La longevità è sicuramente uno degli aspetti migliori del gioco. Per concludere l’intera avventura raccogliendo il 38% dei trofei ho impiegato ben 35 ore e stiamo parlando di un gioco denso di contenuti, senza diluizione di trama o necessità di backtracking, per cui tanta roba assolutamente! A mio giudizio si ha tuttavia ancora una volta la sensazione di trovarsi all’interno di un percorso obbligato, nonostante la vastità e la ramificazione degli ambienti di gioco sia in senso orizzontale che verticale. Insomma, a me dispiace dirlo, ma continuo a vedere nei giochi Naughty Dogs la continua riproduzione di un Crash Bandicoot iperpompato! 
 
 
Voto 9.25
Il nostromo

domenica 12 luglio 2020

FIST OF THE NORTH STAR - LOST PARADISE, PS4




MALEDETTO LOCKDOWN...


Titoli di coda per Fist Of The North Star Lost Paradise, il gioco dedicato a Ken il Guerriero per l'attuale generazione di console. Ci tengo innanzitutto a precisare che il titolo SEGA è esclusiva PS4 e che è già un po' datato, essendo uscito nei negozi in ottobre 2018. Tuttavia, l'assenza di titoli interessanti per il sottoscritto nel periodo immediatamente antecedente l'uscita di The Last Of Us 2, mi ha fatto rispolverare questo gioco. Gli autori del titolo sono gli stessi della saga Yakuza (serie che in realtà non ho mai provato) ma avendo completato il precedente capitolo di Kenshiro su PS3 ci tenevo a testare anche questa versione. Il titolo per PS3 era un "musou" cioè un gioco con percorsi ben definiti in cui si affrontavano decine e decine di avversari in sequenza fino ad arrivare allo scontro con il boss di turno e via a ricominciare daccapo fino allo scontro con il boss finale (in quel caso Raoul e vi assicuro che è stata una tra le boss battles più difficili che abbia mai ingaggiato!). In Lost Paradise invece ci troviamo di fronte a un open world in cui potremo (con tutti i limiti del caso) viaggiare dove vogliamo (in realtà il mondo di gioco non è poi così grande: la città, il deserto da girovagare con una dune buggy customizzabile, con qualche avamposto "amico" e la fortezza di Cassandra in cui troveremo il fratello maggiore Toki pronto ad insegnarci nuove tecniche.

Tralasciando l'aspetto squisitamente tecnico del gioco che non fa gridare certo al miracolo (gli sfondi sembrano provenire direttamente dalla PS3, gli avversari sono riconducibili a una manciata di archetipi che si ripetono all'infinito, la lingua è localizzata solo in inglese e giapponese - e ovviamente ho scelto la seconda, l'effettistica audio in generale è di basso livello eccezion fatta per le voci dei protagonisti principali) nel complesso il gioco mi ha divertito forse perché il sottoscritto ha un gusto videoludico un po' retrò nonché arcade e questo gioco è certamente tutto questo. Proprio per questa mia inclinazione ho voluto raccogliere in giro per il deserto i cabinati di alcuni storici giochi SEGA quali Out Run, Super Hang On e Space Harrier che vanno consegnati al titolare di una sala giochi in Eden (la città fortezza dentro la quale si svolge la maggior parte del gioco e nella quale è nascosta Julia che dovremo salvare) che è stato in grado di ripararli e di farli funzionare in modo da poterci giocare (trofeo Gamer Archeology)! Stesso discorso per la versione home di Fist Of The North Star per Sega Master System che il protagonista potrà utilizzare nella propria "dimora" su un TV a tubo catodico, fantastico!!

 

Ma allora, considerando che i capitoli sono in tutto solo 10 e se vai dritto per dritto in una manciata di ore arrivi ai titoli di coda, come ho trascorso 40 e passa ore con questo titolo? La risposta è presto detta! Il gioco è pieno zeppo di "substories" (80 per la precisione) che scorrono via lisce come bocconcini! Inoltre ci si può cimentare in svariati minigames che allungano certamente il "brodo" del gioco. Parliamo di attività che poco hanno a che fare con l'originale Saga di Kenshiro ma che tuttavia, non essendo fan accanito dell'anime, ho trovato tutto sommato divertenti. All'interno della città di Eden il nostro protagonista potrà così rendersi utile in svariate attività che gli faranno guadagnare crediti e soldi come fare il barman (ebbene sì le tecniche della scuola di Hokuto torneranno utili anche per la preparazione di deliziosi cocktails!), gestire un night club (in questa circostanza ci troveremo a dover intrattenere con delle ragazze i clienti del locale notturno...), curare i malati nella clinica di Toki (mediante una sorta di rythm-game in cui dovremo premere i pulsanti a tempo per toccare i punti vitali dei cittadini malati e nel contempo eliminare gli avversari), aiutare Lynn (la bambina amica di Ken con sicuri problemi di autismo...) a vendere i prodotti più svariati in città, partecipare con Bart (il ragazzino amico di Ken, provetto meccanico) a numerose gare nel deserto con la dune buggy, competere nell'Arena della città con i più ostili avversari in scontri di gruppo o singoli, giocare banalmente al Casino (mai entrato una volta...) e lavorare come "cacciatore di taglie" (devo dire l'attività più redditizia del gioco!). Vi è un'altra attività secondaria effettuabile nel deserto che consiste in una sorta di "baseball" in cui devi prendere a sprangate gli avversari che ti vengono incontro in moto (il punteggio sale a seconda della distanza percorsa dello sventurato motociclista respinto dalla nostra mazza...) ma non son più riuscito a trovare la location sulla mappa per cui l'ho solo testato una volta... Insomma, di cose da fare ce ne sono a bizzeffe prima di arrivare ai titoli di coda!

 

La parte più divertente del gioco resta comunque quella relativa ai combattimenti. Sentire Kenshiro pronunciare in giapponese "Omae Wa Moo Shindeiru!" ("Tu sei già morto!") prima che la testa dell'avversario esploda in mille pezzi non ha prezzo! Nel gioco ritroveremo infatti le stesse tecniche dell'Hokuto Shinken che abbiamo ammirato nell'anime. Mano a mano che potenzieremo le abilità di Kenshiro tramite l'acquisizione di sfere di diversi colori in grado di incrementare forza, resistenza, potenza degli attacchi basali e del "burst mode" (attivabile premendo R2 quando, dopo un certo numero di colpi messi a segno, si illumina completamente l'indicatore delle 7 stelle di Hokuto. Vi ricordate l'aura rossa infuocata attorno al corpo di Kenshiro, con la maglietta che finisce in brandelli?) la sfida diventerà sempre più divertente e appagante, vi assicuro. Stesso discorso per le tecniche acquisite dal fratello Toki, sicuramente tra le più letali. Inoltre ogni volta che sconfiggeremo un boss o incontreremo un personaggio della trama principale, acquisiremo un "talismano" attivabile tramite pressione della croce direzionale (se ne possono pertanto equipaggiare al massimo 4 per volta) che doneranno particolari abilità temporanee al protagonista (a tal riguardo vi suggerisco di equipaggiare quelli di Toki, Julia, Lynn e Shin, a mio avviso i migliori). Combinazioni di tasti differenti determineranno modi di attacco differenti fino ad arrivare ad alcune fasi del combattimento con i boss che richiedono l'espediente del Quick Time Event alla lunga un po’ stucchevole…

 

In conclusione, un gioco assolutamente grezzo (nel senso buono del termine) dal quale non ci si deve aspettare più di tanto. Sarà stato il lockdown, sarà stata l'assenza di offerta videoludica di livello (siamo pur sempre alla fine di una generazione!) ma tutto sommato non mi è dispiaciuto.


 

Voto 7.5

 

Il nostromo

giovedì 23 aprile 2020

DARKSIDERS GENESIS, PS4



BENTORNATI, CAVALIERI!


Titoli di coda per il nuovo lavoro degli Airship Syndicate, ex Gunfire Games, ex Vigil Games (a testimonianza della travagliata storia di questi talentuosi programmatori della THQ), autori di tutti gli altri capitoli della serie che il sottoscritto ha particolarmente amato fin dalla prima uscita su PS3 (ormai datata 2010) per le meccaniche di gioco da hack’n slash in stile God Of War ma molto più infarcito di puzzle ambientali e con ampie possibilità di backtraking metroidvania-style. Insomma, seppure non originalissimo, il mix di gameplay e game-design della serie mi ha sempre divertito. E poi c’era il tocco di classe del fumettista Joe Madureira a impreziosire coi suoi tratti e i suoi colori l’universo dei Cavalieri dell’Apocalisse. Dopo il fallimento della THQ, riconvertitasi a THQ Nordic e l’uscita del controverso terzo capitolo (operazione chiaramente low cost e peraltro senza l’ausilio in regia di Madureira) ecco arrivare sugli scaffali uno spin-off della serie venduto a prezzo budget (39€) e con gameplay a prospettiva isometrica (in stile Diablo, per intenderci).

In quest’ultimo capitolo che in fin dei conti si rivelerà essere un prequel del primo Darksiders (che resta a mio avviso inarrivabile), ricompaiono Guerra (era ora!) e Madureira in direzione artistica mentre viene presentato il nuovo personaggio della serie, Conflitto, una sorta di pistolero simpaticone e un po' testa calda. Se in un primo momento la nuova visuale poteva far pensare a una deriva alla Diablo del titolo, strada facendo ci si accorge che questo è molto più “Darksiders” del secondo e terzo capitolo della serie. Ritroviamo cioè quel sapore “metroidvania” che, pur presente, ho trovato piuttosto annacquato negli ultimi due lavori. La ridotta dimensione dei personaggi e dell’ambiente di gioco per la nuova visuale adottata ha inoltre esaltato l’aspetto grafico generale dando indubbiamente risalto all’ottimo lavoro del redivivo Joe!

Purtroppo non aspettatevi una longevità eccelsa. I capitoli, tutti rigiocabili settando il livello di difficoltà a proprio piacimento (io suggerirei la modalità difficile perché la normale è davvero una passeggiata...), sono in totale 17 ma di questi 6 sono in pratica scontri con i boss per cui le zone esplorabili sono solo 11. Se vai dritto per dritto credo che in una quindicina d’ore al massimo si possa arrivare alla conclusione. Tuttavia la ricerca dei collezionabili è risultata come al solito divertentissima e il sottoscritto si è prodigato a percorrere il mondo di gioco in lungo e in largo per ottenerli tutti, allungando non poco il tempo totale di gioco. Inoltre vi segnalo la possibilità di giocare in coop locale o online per aggiungere un ulteriore pizzico di rigiocabilità al tutto!

Menzione d’onore infine per la fantastica colonna sonora a cura del trentacinquenne britannico Gareth Coker che sicuramente ha davanti a sé una fulgida carriera, viste le premesse! Lo ammetto, ho acquistato online l’OST disponibile purtroppo solo in formato CD.

In conclusione ci troviamo di fronte a un’ottima ripartenza per la serie a dispetto degli evidenti limiti di budget. Ancora una volta Vigil Games (ebbene sì sono un nostalgico...) non delude!

Voto 8.25

Il nostromo

mercoledì 12 febbraio 2020

STAR WARS JEDI FALLEN ORDER, PS4



"CALMA PIATTA"...



Titoli di coda per Star Wars Jedi Fallen Order, ultimo prodotto di Respawn, quelli di Titanfall, che hanno abbandonato l’esclusività per Microsoft e si sono aperti al multipiattaforma. In realtà ho terminato il gioco già da un mese ma l’assoluta insipienza dello stesso mi ha fatto desistere dallo scrivere subito una recensione.

Il motivo principale è la totale mancanza di caratterizzazione dei personaggi principali, assolutamente impalpabili dal punto di vista della personalità. L’unico personaggio paradossalmente dotato di una forte caratterizzazione è un robot: mi sto riferendo al fidato droide BD-1 che ci accompagnerà per l’intera avventura, davvero ben realizzato e con movenze sorprendentemente riuscite!
Il gioco scorre senza alcun sussulto per tutta la durata dell’avventura tranne la sequenza che anticipa il finale in cui compare Darth Vader (ma va?!) ma è troppo poco per dare una sufficienza alla sceneggiatura che risulta essere davvero piatta. Il gameplay è un mix di esperienze ludiche già viste, soprattutto il primo Darksiders e Prince of Persia ma mi fermerei qui. C’è chi ha intravisto collegamenti con God Of War e Dark Souls ma non scherziamo dai... Numerosi gli elementi di backtracking ma purtroppo la voglia di riaffrontare le location già viste svanisce presto. La difficoltà è moderatamente elevata già a livello “cavaliere jedi” (che sarebbe l’equivalente di difficoltà “normale”) ma è possibile modificarne il livello in qualsiasi momento, per cui non preoccupatevi. In effetti, essendo il gioco poco divertente, l’elevata difficoltà lo rende a tratti assai frustrante. Dal punto di vista grafico ho apprezzato molto il design delle fortezze, delle astronavi e nel complesso di tutto ciò che è “metallico” mentre le location “naturali” (compresi i protagonisti) soffrono di una pochezza poligonale da far rabbrividire... La colonna sonora scimmiotta quella originale di Star Wars per cui è, ovviamente, piuttosto evocativa.

Siamo quasi alla fine dell’attuale generazione videoludica e questo prodotto sembra essere stato sviluppato agli inizi della stessa, purtroppo. Mi dispiace ma credo che Star Wars, al di là del fascino che riesce sempre a trasmettere per cui le vendite saranno sempre soddisfacenti, è di difficile se non impossibile conversione videoludica e lo dice uno che ha sperimentato le prime conversioni arcade (Star Wars The Arcade Game in sala giochi, con grafica vettoriale) e su home console (The Empire Strikes Back oppure Death Star Battle, edite da Parker Brothers per Atari 2600!). Per quale motivo, nonostante l’avvento di Playstation VR, a oggi non è ancora stata realizzata una versione in realtà virtuale del combattimento con la spada laser?? Questo resta il mio sogno che spero si realizzi su PS5!

Voto 7

Il nostromo