domenica 18 aprile 2021

DARK SOULS 3, PS4

 


"TU SEI L'ELETTO, NEO..."


Titoli di coda su Dark Souls 3, conclusivo titolo di From Software della trilogia iniziata nel 2011 con l’omonimo primo capitolo, purtroppo mai giocato dal sottoscritto (un vero peccato perché pare che in questo terzo capitolo siano numerosi i riferimenti). Il fascino che suscitano in me queste opere (perché di opere si tratta) sono tali da avermi spinto ad acquistarle tutte (compreso Demon’s Souls, il capostipite della serie) magari anche in edizione limitata ma ahimè ho sempre desistito dal giocarci fino al giorno in cui è stato pubblicato Bloodborne su PS4 che ho platinato come dedica all’indimenticabile Capitano!

 

Innanzitutto voglio precisare che questa recensione non sostituisce ma integra quella del “Messia” pubblicata su questo blog nel 2016. Diciamo che vuole essere la dimostrazione che anche giocatori “normali” possono portare a termine questo tipo di esperienza videoludica. 

 

Partiamo dal titolo della recensione. Vi ricordate il film Matrix? Ebbene, dopo aver sconfitto il Signore dei Tizzoni vi sentirete così! Dopo una decina di tentativi andati a vuoto per sconfiggerlo, avendo appreso il move set dell’avversario ed utilizzato la build adatta allo scontro, ero in grado di anticipare le sue mosse ed è come se lo vedessi muoversi al rallentatore, come nella sequenza finale del film! Ovviamente al primo incontro l’avversario mi era sembrato una montagna invalicabile!! Questa è la bellezza dei souls! L’appagamento che ti da questo genere di vittorie è davvero il giusto riconoscimento per le tante fatiche. Nulla è impossibile per nessuno, credetemi. Per affrontare questo genere di giochi (a meno che tu sia il Messia) è semplicemente necessario avere tanto tempo da dedicarvi in esclusiva ma prima o poi arrivi al finale. Devi accettare di farti condurre da Miyazaki nel suo mondo distorto dominato da sangue, veleno, magia e... morte. Lo potremmo definire un “Trial & Error” all’ennesima potenza ambientato in un fantastico mondo dark fantasy. Non ce ne vogliano i fans di Sonic o Crash Bandicoot ma qui si parla d’altro... Non ci scorderemo mai di dirlo: i Souls sono la quintessenza del gameplay! Qui è di importanza vitale dosare la stamina, ponderare i tempi della parata e dell’attacco, saper scegliere se sia meglio la parata o la capriola, se essere aggressivi o difensivi, se equipaggiare la spada lunga o corta, se andare avanti o darsela a gambe levate e queste scelte non sono da farsi solo una volta per tutte ma in moltissimi frangenti del gioco per cui devi anche essere in grado di mutare strategia, se necessario.

 

Partendo da questi presupposti sembrerebbe quasi che il gioco non abbia punti deboli ma non è così. Il primo difetto è quello che io definisco “effetto presepe”: ogni volta che morirete ritroverete tutti gli avversari posizionati nello stesso posto in cui li avevate visti all’ingresso dell’area di gioco. Miyazaki in Bloodborne aveva cercato di ovviare a questo problema con i “livelli procedurali” dei Chalice Dungeons, vi ricordate? Devo dire che il risultato non fu strabiliante anzi, personalmente, mi aveva un po’ stranito... E poi, diciamocela tutta: il presepe ha sempre il suo fascino, no?

Altri aspetti negativi anche se ormai sostanzialmente innati alla serie sono le solite compenetrazioni poligonali, l’effetto “rag doll” dei nemici uccisi, un funzionamento “non proprio ottimale” della telecamera contro avversari particolarmente corpulenti (un esempio su tutti è la boss-fight col Re Senza Nome, nella prima fase in cui si affronta il drago, assolutamente impossibile da inquadrare!). Tuttavia questi storici peccatucci della serie, non andranno minimamente a inficiare la perfezione delle meccaniche di gioco e nella stragrande maggioranza dei casi, se perirete, sarà per colpa vostra e non di un fastidiosissimo bug. Ma al solito, accetterete l’evento e vi rialzerete più forti di prima, statene certi!

 

Si apre così il capitolo della famigerata difficoltà del gioco. L’unico mio termine di paragone è Bloodborne che per me è stato un vero e proprio bagno di sangue (nel verso senso della parola); ebbene, a conti fatti, Dark Souls 3 mi ha dato molti meno problemi. In particolare ho trovato i boss di Bloodborne molto più difficili da affrontare, con qualche eccezione ovviamente. Ma probabilmente la vera differenza sta nel fatto che allora si trattava della mia prima esperienza con un “souls” mentre adesso certe meccaniche le avevo acquisite per cui spesso sapevo cosa aspettarmi. Inoltre spesso è stato possibile evocare NPC incontrati in precedenza (cosa che in Bloodborne non credo fosse possibile) che in verità danno una grossa mano in questi momenti topici. Perciò il suggerimento è quello di sviscerare tutto lo sviscerabile ed esplorare il mondo di gioco il più possibile prima di affrontare il boss di turno per raccattare più amici possibili. In ultima istanza c’è, come al solito, la possibilità di evocare qualche gamer online a darvi una mano se proprio l’avversario dovesse risultare insormontabile (io, lo ammetto, ho chiesto un aiuto contro il Re Senza Nome...) A proposito, nonostante il gioco abbia quasi 5 anni, la community mi è parsa ancora abbastanza vivace tant’è che spesso ho subito anche “invasioni” da parte di altri utenti online!

 

Entrando appunto nel discorso boss, li ho trovati tutti orribilmente concepiti (è chiaramente un complimento) e quasi tutti magnificamente disegnati! Un esempio su tutti: quando ho affrontato per la prima volta i Diaconi delle Profondità con tanto di organo di sottofondo, mi stavo commuovendo per la genialità della scena. E’ questa incredibile commistione mostruosa tra sacro e profano il vero punto di forza del lore di Dark Souls. Il tutto è sempre avvolto da un’aura mistica e misteriosa estremamente affascinante. 

 

Per quanto riguarda l’aspetto grafico, c’è stato un netto miglioramento rispetto ai precedenti capitoli come del resto era logico aspettarsi (DS 1 e 2 sono usciti su PS3). In linea di massima, come già osservato in Bloodborne, ho trovato molto più ispirate le aree di gioco ambientate nei castelli, nelle chiese e nei dungeon (la prigione di Irithyll è a dir poco claustrofobica) mentre le zone all’aperto sono risultate ancora una volta molto meno evocative. Certo che alcuni scorci con rovine fatiscenti illuminate da eclissi solari sono state da brividi. Così come la scalinata in marmo bianco di Anor Londo è fantastica e posso immaginare l’emozione che abbia suscitato in chi già l’avesse apprezzata nel primo episodio!

 

Dulcis in fundo, la colonna sonora del gioco: assolutamente epica ed evocativa. Ogni boss ha il suo pezzo dedicato così come le varie aree “statiche”. Quella dell’altare del vincolo è assolutamente ipnotica e rilassante ed infatti è l’unica zona del gioco in cui non puoi essere attaccato). Ovviamente, anche in questo caso ho comprato il disco in vinile da inserire nella mia collezione.

 

In conclusione non posso parlare di “degna conclusione della trilogia” non avendo giocato gli altri due capitoli ma posso tranquillamente raccomandarvi questo titolo alla stregua di Bloodborne come esperienza videoludica da provare almeno una volta nella vita. Rispetto a Bloodborne mi è sembrato decisamente più “morbido” per cui credo che anche i più timorosi come me o i neofiti del genere possano provare a cimentarsi con un Souls-like a partire da questo capitolo.

 

E ricordate: “Come ogni buona cenere, sempre alla ricerca del fuoco...” (sorella Friede, dal DLC “Ashes Of Ariendel”)

 

Voto 9.25

Il nostromo