LA PERLA NERA DI MIYAZAKI
Titoli di coda su Dark Souls, il capostipite della leggendaria trilogia targata From Software, uscito su PS3 esattamente un decennio fa e cioè nel lontano 2011 e rimasterizzato per PS4 nel 2018. Dopo aver completato il terzo capitolo della serie ho deciso di restare nel “mood soulsiano” e di cimentarmi con questo gioco, descritto come uno dei più difficili dell’opera Miyazakiana. E in effetti devo constatare che l’impegno richiesto è stato sicuramente maggiore rispetto al terzo capitolo, non tanto per l’aggressività dei nemici quanto per la complessità del level design, a tratti assolutamente labirintico e disorientante! In linea di massima, il percorso in Dark Souls 3 è risultato essere molto lineare; qui invece viene data molta libertà di scelta al giocatore tant’è che potrete perlustrare da subito aree assolutamente proibitive per un personaggio sottopotenziato come sarete all’inizio del viaggio (provate a cimentarvi con le Catacombe, immediatamente disponibili dopo aver sbloccato il Santuario del Vincolo e capirete di cosa sto parlando). Il consiglio è pertanto quello di seguire il percorso in qualche modo “suggerito” dal programmatore che, a partire dalla seconda campana, porta a sbloccare la Fortezza di Sen (altra zona incubo, piena zeppa di trabocchetti allucinanti!) per poi raggiungere la leggendaria Anor Londo. Una volta sconfitto il boss di quest’area (sicuramente il più ostico del gioco) avrete un personaggio in grado di affrontare le successive aree che condurranno ai boss necessari per l’ottenimento delle anime da donare al Ricettacolo del Lord in modo da sbloccare la Fornace della Prima Fiamma ove si terrà lo scontro col boss finale. Ecco, per quanto riguarda i boss, devo dire che non li ho trovati particolarmente ispirati (forse per il più basso livello grafico) e neanche così difficili da battere. In effetti rispetto a Bloodborne o a Dark Souls 3, è stato sicuramente più arduo il percorso per raggiungere il boss che lo scontro col boss stesso. E infatti ho maledetto le volte che mi son perso nelle Profondità o che sono stato avvelenato (o, appunto, maledetto…) nella Città Infame o che son caduto nelle trappole della Fortezza di Sen mentre raramente ho imprecato contro un boss. C’è anche da dire che dopo aver completato Bloodborne e Dark Souls 3, una certa padronanza delle meccaniche del gioco le hai acquisite o comunque dai per scontato che “morire” sia l’evento più frequente del gioco, per cui, in qualche modo, affronti il tutto con molta più consapevolezza e leggerezza…
Anche in questo caso si è trattato pertanto di un viaggio arduo ma sempre estremamente affascinante. Il level design è qui ai massimi livelli se considerate che pressoché il 100% delle aree sono interconnesse. La resa grafica legata alla rimasterizzazione è sicuramente di ottimo livello anche se per l’ennesima volta appagherete i vostri sensi con il gameplay piuttosto che con la risoluzione grafica… Ho trascorso 4 mesi (ebbene sì il mio tempo di gioco è sempre quello per i souls…) a girovagare tra castelli, fortezze e chiese popolate da ogni possibile abominio, calcolando la lunghezza del passo da compiere (vedi Tomba dei Giganti in cui vi muoverete al buio!!), indossando la più idonea combinazione di armature e anelli (Città Infame, ad alto tasso di velenosità!), ripetendo lo stesso percorso decine di volte anche soltanto per farmare qualche anima in più per salire di livello e avere più possibilità di sopravvivenza. Ho sconfitto tutti i boss principali e opzionali, compresi quelli dei DLC (vi segnalo a proposito una delle storie videoludiche più belle, quella del Cavaliere Artorias e del fido lupo Sif!) senza mai evocare NPG in aiuto o giocatori online, eccezion fatta per il boss di Anor Londo (che poi sono due, Ornstein e Smough), davvero proibitivo/i… La soddisfazione più grande è stata quella di sconfiggere il Drago Nero Kalameet che, come spesso succede, sembrava imbattibile al primo incontro e invece è caduto pure lui dopo neanche troppo tentativi! (In Dark Souls 3 invece ho dovuto cedere soltanto di fronte al drago Midir, il boss facoltativo del DLC The Ringed City, impossibile anche in co-op!!). Ho completato le quest di Solaire di Astora (salvandolo da morte certa in quel di Izalith), personaggio di spicco nella serie e del simpaticissimo cavaliere cipolla Siegmeyer Di Caterina, sempre pronto a battersi al nostro fianco (lo vedrete ahimè soccombere “forse” definitivamente nel terzo episodio, nella battaglia contro Yhorm il Gigante). Insomma, il viaggio è stato arduo ma, come al solito, ne è valsa la pena! Suggerisco caldamente a tutti di provare almeno una volta questa esperienza videoludica per apprezzarne tutti i risvolti più oscuri; il termine oscuro è relativo al fatto che la trama (o lore) non è mai spiegata ma “sottintesa”. Qualsiasi scelta farete (ad esempio uccidere o meno un NPC o più semplicemente rispondergli affermativamente piuttosto che negativamente) si ripercuoterà inevitabilmente sul completamento o meno di una subquest e, eventualmente, sul tipo di finale (questo in realtà vale solo per Bloodborne). Ma le gratificazioni che riceverete dopo aver superato un ostacolo apparentemente insormontabile sono inimmaginabili. Difficilmente riuscirete a farne a meno e gli altri giochi vi sembreranno “limitati” o semplicemente “giochi”. Un plauso infine alla colonna sonora, al solito di grande impatto emotivo. Ho trovato tuttavia più ipnotica quella di Dark Souls 3. Ho ovviamente acquistato il vinile per completezza.
In conclusione trovo che Dark Souls sia complessivamente migliore di Dark Souls 3 e se lo avessi giocato prima, probabilmente avrei apprezzato maggiormente numerose citazioni e riferimenti presenti nel capitolo finale della trilogia.
Sono stato tentato di completare di filata la trilogia ma ho desistito per rivolgermi a qualcosa di più rilassante. Inizierò pertanto NieR Replicant per poi dedicarmi a Dark Souls 2. Dovrei finirlo giusto in tempo per l’uscita della prossima opera di Miyazaki, The Elden Ring!
Voto 9.5
Il nostromo