martedì 12 luglio 2022

ELDEN RING, PS5

 



SOUL FOR THE MASSES


Mi chiederete: che fai, te la tiri? Un po’ sì dai! Diciamo che a nove anni di distanza dal completamento del mio primo "Souls" (Bloodborne) e dopo aver terminato la trilogia (manca all'appello il solo Demon's Souls, il capostipite), credo di potermelo anche permettere. In realtà però non mi sento un veterano dei Souls né un hard-core gamer. Il mio approccio mentale nei confronti di questo genere non è cambiato: sono sempre umile e guardingo per il rispetto che nutro nei confronti della saga. L'atteggiamento è tuttavia cambiato in questo specifico gioco nei confronti dei Boss ma è il gioco stesso, per come è stato concepito, che ti porta a essere molto più aggressivo, in quei particolari frangenti, rispetto ad altri Souls. Ma mi spiegherò meglio in seguito, tranquilli... Intanto partiamo con quella che più che una recensione vuole essere una summa di differenze tra questo capitolo e i precedenti. Per inciso ci tengo a sottolineare che con Elden Ring ho inaugurato la PS5 che mi sono regalato in novembre 2021. E così, come dedicai al mitico Capitano Alfredo Spini il platino di Bloodborne, ho deciso di fare lo stesso col tanto acclamato Elden Ring, un'altra opera di quel genio del male di Hidetaka Miyazaki! Che le intenzioni fossero di giocarlo per bene lo si capiva dal nickname scelto per il mio alter ego, ancora una volta Alfred, e anche in questo caso è stato infatti ottenuto il tanto agognato trofeo di platino! Ma iniziamo con la disamina.

 

Un tempo i Souls potevano essere definiti un fenomeno di nicchia; ricordo che Demon’s Souls all’inizio non lo conosceva quasi nessuno e non era neanche distribuito in Italia, ad esempio. Con la serie "Dark Souls" il gioco si è evoluto ovviamente dal punto di vista tecnico e dei contenuti e ha raccolto un’ampia scala di followers, restando tuttavia un fenomeno prevalentemente indirizzato ad hard core gamers (o masochisti, come preferite...). Già in Dark Souls III si rilevavano delle aperture nel gameplay volte ad avvantaggiare l’utenza e quindi ad allargare il pubblico adorante. Con Elden Ring infine, From Software ha sbancato! Con 13.4 milioni di copie vendute è in effetti attualmente il titolo di maggior successo della Software House nipponica. Con questo gioco Miyazaki ha voluto allargare a dismisura l'utenza dei Souls introducendo delle novità nel gameplay e nel game design volte a "ammorbidire" l'esperienza di gioco. Con questo non voglio dire che il gioco sia facile ma che sia meno traumatizzante assolutamente sì. L’utenza abituata a non usare minimamente il cervello e a farsi condurre per mano lungo la trama del gioco qui troverà comunque pane per i suoi denti ma probabilmente porterà a termine il titolo senza distruggere alcun componente della PlayStation!

 

Ma entriamo nel dettaglio. Innanzitutto stiamo parlando di un "open world". Questo significa che se lungo il percorso si dovesse incappare in un avversario particolarmente difficile da battere, si potrà tranquillamente cambiare strada e ritornarci con calma più avanti quando si sarà più potenziati. Un esempio che mi viene in mente è il Drago Agheel che incontrerete subito all'inizio del gioco a Sepolcride Occidentale: è assolutamente impossibile batterlo quando lo incontrerete la prima volta! O, prima ancora, la Sentinella dell'Albero! Con due colpi di alabarda sei morto... Questo aspetto è allo stesso tempo il punto debole e il punto di forza dell'esperienza di gioco. Punto debole nel senso che non ti invita a studiare le mosse dell'avversario per cercare di averla vinta tanto sai già che puoi comunque procedere evitandolo, per poi tornare in un secondo momento. Nei Souls tradizionali, con struttura di gioco molto più claustrofobica e percorsi in qualche modo obbligati, con poche diramazioni, non puoi agire in questo modo ma sei obbligato a superare l'ostacolo in due modi: studiando i suoi punti deboli (perché sei "sottolivellato" rispetto all'avversario e devi prevederne le mosse per contrattaccare) o ripercorrendo "n" volte il percorso che porta al nemico ostico (attenzione non sto parlando di boss di fine livello per i quali il discorso è lo stesso dei Souls) in modo da "farmare" anime, potenziarti e sconfiggerlo. Ed ecco che entra in causa il punto forte del gioco: mentre nei Souls ripetevi a memoria percorsi di gioco sempre uguali per superare l'ostacolo e progredire, qui abbiamo tante di quelle cose da esplorare in alternativa che vi potenzierete senza neanche accorgervene. Vi svelo un segreto: se completerete tutti i dungeon, le catacombe, le galere e i mini-boss (quelli ai quali facevamo riferimento poco fa) di Sepolcride arriverete ad affrontare il primo boss del gioco (e in questo caso dovete sconfiggerlo per forza secondo il vecchio stile essendo boss di “fine livello”) preparati più che a sufficienza. Lo stesso dicasi per la regione di Liurnia Lacustre: completate tutto il possibile e vedrete che da lì in poi il percorso sarà piuttosto agevole.

 

Ed eccoci al secondo punto di diversità rispetto ai classici Souls che ha sicuramente allargato l'utenza. In Elden Ring si hanno a disposizione tutta una serie di potenziamenti che, ahimè, rendono lo scontro con la quasi totalità dei boss (di fine livello) una passeggiata (o quasi). Infatti tra Ceneri di Guerra, Balsami Portentosi, Evocazioni Spiritiche, Armi Colossali e Rune Maggiori, il malcapitato boss soccomberà quasi sempre abbastanza malamente sotto i vostri poderosi colpi. Eccezion fatta per tre boss e un avversario da affrontare in una galera eterna (dei quali vi parlerò più avanti, senza pericolo di spoiler, non preoccupatevi!), ho impiegato non più di cinque tentativi in media (ma stiamo già larghi...) a sconfiggere ciascuno di essi (la maggior parte al primo/secondo tentativo). Anche questo aspetto può essere visto come punto di forza ma a mio modo di vedere solo per Bandai (ampliamento dell'utenza e maggiori introiti). E vi assicuro che le cose diventeranno ancora più agevoli quando otterrete "Lacrima Riflessa", cioè il vostro clone! Praticamente sarà come giocare in co-op quasi tutto il gioco! Questo particolare aspetto del gameplay mi ha abbastanza deluso perché ha tolto quel gusto unico di studiare il move-set del boss per prenderne le necessarie contromisure, quell'accortezza nell'indossare l'armatura giusta, le stregonerie più efficaci, etc. Comunque, almeno per il sottoscritto che ha utilizzato una build forza e destrezza (tanto per cambiare…), tranne che per i tre boss di cui adesso vi parlerò, non ho mai dovuto adottare strategie particolari: il mio sosia ed io abbiamo riempito di mazzate il boss di turno, senza particolari problemi. Ecco l’elenco dei tre boss famigerati che il sottoscritto (e sottolineo il sottoscritto) ha trovato ostici e quindi soddisfacenti da battere secondo tradizione. Procedo in ordine di apparizione: 1) Malenia. Questa gran baldracca è tra i boss più difficili dell'intera saga di From Software. Per sconfiggerla ho dovuto effettuare il "respec" degli attributi, potenziando intelligenza e arcano e utilizzando armi che infliggono sanguinamento. Con Malenia la cara Lacrima Riflessa non ha alcun effetto se non quello di potenziare il boss visto che ogni colpo inferto da Malenia va a farle recuperare PV!! È evidente che trovarsi a due terzi del gioco contro tale personaggio, dopo aver asfaltato nel vero senso del termine tutti i precedenti Araldi del Frammento, ti fa perdere abbastanza la pazienza... Son d'accordo con chi ha scritto da qualche parte che Malenia è un "boss fuori scala". Devi conoscere a memoria tutte le sue mosse nonché le tempistiche per evitarne i fendenti, peraltro spesso mortali (nel senso "un colpo e sei morto"!). 2) Lord Draconico Placidusax. Penultimo boss abbattuto. In questo caso non ho dovuto fare respec degli attributi ma in compenso ho dovuto utilizzare particolari talismani e modificare l'armatura in modo da reggere l'urto del terrificante boss segreto di Farum Azula in Frantumi. Ah, già, dimenticavo: in questo caso, per la prima volta nel gioco, non ho usato la fidata "Claymore" ma la "Mano di Malenia", molto più veloce nell'infierire colpi. 3) Il Boss Finale (non rivelo il nome per evitare spoiler): anche in questo caso ho dovuto modificare l'armatura, utilizzare una particolare stregoneria e la Mano di Malenia e inoltre per la prima volta da quando ne sono entrato in possesso, ho evitato di utilizzare Lacrima Riflessa bensì Tiche dei Neri Coltelli (che poi sarebbe il boss della Galera Eterna più difficile da affrontare, di cui vi ho parlato prima) che in questo frangente è risultata (eh sì, Tiche è una donna anche se l'ho capito solo alla fine...) davvero efficace! Tornando invece alle facilitazioni offerte dal gioco mi accorgo di non aver citato il cavallo Torrente che, soprattutto all'inizio, dà una grossa mano e rende la battaglia in movimento sicuramente più agevole che con il corpo a corpo. Ma attenzione a non abituarvici troppo perché, dopo Caelid, praticamente non lo utilizzerete più (se ricordo bene solo nelle Terre Proibite) e acquisire una certa dimestichezza nel corpo a corpo è fondamentale. Infatti la difficoltà del gioco resta la stessa dei Souls nelle normali sessioni di gioco: in particolare nei dungeon, dove ritroverete tutte quelle particolarità tipiche della serie (scorciatoie, passaggi segreti, trabocchetti, etc) ma senza quel colpo traditore alle spalle che ha invece caratterizzato il “pessimo” Dark Souls II. E la difficoltà in quei frangenti è sicuramente all'altezza e anche ben bilanciata col progredire del gioco. E c'è di sicuro un'accorta strategia da adottare per non finire preda dei soliti gruppetti di nemici che, affrontati uno ad uno, sono assolutamente eliminabili ma se presi di petto vi lasceranno nessuno scampo! Nulla di nuovo all'orizzonte insomma e direi anche per fortuna...

 

Per quanto riguarda altri aspetti del gioco vi segnalo che i Siti di Grazia (gli analoghi dei Falò) sono abbondantemente distribuiti nell'Interregno ed anche piuttosto ravvicinati (come già si era visto a partire da Dark Souls 2). Ho trovato piuttosto ripetitivi invece i mini-dungeon, in particolare le Catacombe che mi hanno ricordato i Chalice Dungeon di Bloodborne. Cercate comunque di completarli tutti perché, a parte fornirvi tantissime rune per salire di livello, spesso rivelano materiali rari per la creazione di oggetti o particolari Talismani e armi rare. Vi suggerisco inoltre di completare almeno la quest di Ranni la Strega perché vi consentirà di visitare dei luoghi altrimenti inaccessibili e perché altrimenti vi perdereste dei contenuti assolutamente preziosi (tutta la zona sotterranea dei fiumi Siofra e Ainsel, le Città di Nokron e Nokstella, fantastiche e piuttosto complesse da conquistare). Altro difetto, questa volta insito nella serie, è la pletora di armi, armature, frecce di ogni genere, materiali di utilizzo da applicare ad armi e chi più ne ha più ne metta: il problema è che alla fine ne utilizzerete solo il 5-10%, tanto per cambiare…

 

Comunque a parte questi difettucci il gioco è stupendo: la vastità del teatro di gioco è incredibile. Tranne qualche elemento un po’ ripetitivo e francamente abusato (tipo gli scheletri che “respawnano”) la quantità e la qualità dei nemici è straordinaria. Alcuni scorci paesaggistici sono davvero mozzafiato. A volte sembra quasi di assistere ad opere pittoriche con colline che si perdono all’orizzonte, rovine di civiltà ancestrali, chiese diroccate e fauna di ogni genere a popolare questo mondo senza tempo! Si sente ancora una volta che dietro il progetto c’è un Artista nel vero senso del termine! Tutto mi è sembrato davvero molto ispirato. Forse l’unica location un po’ sotto tono è quella delle Terre Proibite. E ho adorato girovagare per questo mondo: ho completato tutte le quest del gioco (tranne quella della strega Sellen o almeno credo) e vi assicuro che anche se gli NPC tanto per cambiare non spiccano in loquacità, i contenuti che trasmettono sono assolutamente peculiari; vi renderete conto che ogni personaggio è legato a un altro e fa parte di una storia più o meno nascosta che si interseca con la trama principale (diciamo che è un gioco pieno di allusioni...). La colonna sonora, infine, è sicuramente di livello ma, se devo essere sincero, mi aspettavo molto di più.

 

In conclusione: se i Souls vi hanno sempre affascinato ma nello stesso tempo vi hanno spaventato (ecco descriverei l’opera omnia di Miyazaki come “spaventosamente affascinante”) per cui non vi siete mai cimentati con uno di essi, questo Elden Ring non dovete assolutamente farvelo sfuggire perché è un Souls a tutti gli effetti ma calibrato sulle capacità di tutti! E credo anche che entri anche a buon diritto nelle pietre miliari della storia videoludica. Per il sottoscritto, tuttavia, Bloodborne è stato comunque più emozionante e stressante e si sa che le cose più difficili sono quelle che alla fine ami di più. In termini di voto finale siamo appena sotto ma restiamo comunque nell’olimpo delle opere videoludiche.

 

E infine, l'ennesimo saluto al mio amico Alfredo Spini. Non so se avrò ancora tempo e voglia di dedicarti un gioco così complesso sulla futura PS6 ma so per certo che avresti amato questi due giochi per i quali ho dato l’anima in Tuo onore. Se tu fossi stato ancora vivo avrei tanto gradito ricevere un complimento da te, mio Capitano!

 


Il nostromo

Voto 9.5




Per chiudere, una carrellata di immagini tratte dal gioco.

Buona visione!