sabato 24 febbraio 2024

HORIZON FORBIDDEN WEST, PS5


L'EVOLUZIONE DELL'ACTION-ADVENTURE SECONDO SONY
 

Titoli di coda su Horizon Forbidden West, esclusiva Sony made by Guerrilla, il team che ai tempi veniva celebrato per la serie Killzone ma che dal lancio di questa nuova I.P. su PS4 ha creato l'open world forse più tecnico e raffinato della storia dei videogiochi. In effetti il team sì è sempre distinto per la qualità di programmazione, con livelli di grafica assoluti (quasi sempre a dettare un nuovo standard qualitativo) e un'I.A. a livelli eccelsi. Il primo Horizon riusciva a conciliare un po' tutti gli aspetti della sfera videoludica: una storia interessante in un mondo post-apocalittico (che ha sempre il suo fascino...), con protagonisti ben caratterizzati, un livello audio-visivo sorprendente e un game-play variegato fatto di un sapiente mix di esplorazione (i Calderoni ne sono la quintessenza) ed azione (le battaglie contro innumerevoli tipi di macchine con la possibilità di scansionarle, rilevarne i punti deboli e distruggerle utilizzando materiali alle quali sono suscettibili - ghiaccio, acqua, fuoco, veleno, plasma - o staccandone le componenti essenziali con le armi più disparate sono davvero la parte più riuscita del gioco).

 

Mi azzardo ad affermare che Horizon sta a PlayStation come Zelda sta a Nintendo. E cosa mancava all'avventura di Aloy così come al penultimo Zelda? L'esplorazione dei cieli! Et voilà, ecco introdotto in quest'ultimo capitolo l'override sulle macchine volanti, sicuramente la trovata più interessante della serie! Cavalcare un Solcasole e volare indisturbati sul maestoso mondo di gioco è qualcosa di impagabile (al primo link in fondo alla recensione troverete il momento del gioco in cui sbloccherete la cavalcatura volante ed un paio di  foto "in volo"). Per il resto ci troviamo sulla strada maestra (giusto per tornare coi piedi per terra) e ritroveremo tutti gli elementi distintivi del primo capitolo oltre a qualche nuovo innesto quale il reperimento di scatole nere degli aerei precipitati nel Mondo Antico, l'abbattimento di Droni in giro per il mondo di gioco contenenti informazioni precise sul biosistema delle zone che sorvegliavano, il reperimento di Antichi Manufatti all'interno delle Rovine delle Reliquie (anche in questo caso, come nei Calderoni prevarrà la parte esplorativa con una discreta richiesta di puzzle-solving) e i cosiddetti Contratti di Recupero, in cui dovremo andare a recuperare degli elementi (componenti di macchina, elementi floreali e faunistici, etc.) che devono essere restituiti ai commissionari in cambio di nuove armi o armature. Come nel primo capitolo ritroveremo ovviamente i Calderoni, per sbloccare la possibilità di override su tutti i tipi di macchina e i Collilunghi, che serviranno a sbloccare ampie parti della mappa di gioco una volta effettuato l'override sulle loro teste. Di carne al fuoco insomma ce n'è fin troppa: le missioni principali saranno infatti intervallate da innumerevoli missioni secondarie che ben si inseriscono nella trama di gioco. Altre missioni riguarderanno la necessità di liberare Avamposti o Campi dei Ribelli, sicuramente divertenti ma alla lunga ripetitive. Per allungare ulteriormente la "minestra" del gioco vi è la possibilità di partecipare ad alcune gare su circuiti costruiti su campi Tenakth (una fazione di abitanti delle terre di Horizon) montando in sella a quadrupedi meccanici così come partecipare alle Sfide della Fossa da Mischia, in cui si apprendono le tecniche di combattimento corpo a corpo, sconfiggendo, in un'escalation di prove, il Guardiano di ogni Fossa fino ad arrivare alla sfida finale con l'Indomabile, la più forte dei guerrieri. Non sto infine a citare le partite a Batosta Meccanica, una sorta di gioco di scacchi che utilizza miniature delle macchine al posto delle pedine, perché mi sono cimentato solo ai fini dell'ottenimento del trofeo relativo. Insomma, tanta carne al fuoco ma anche una certa ripetitività di fondo, tuttavia senza mai che il gioco diventi palesemente noioso. Il cospicuo numero di ore (100!) impiegate dal sottoscritto a platinarlo, certifica in effetti la bontà del lavoro svolto da Guerrilla: il gioco infatti è divertente, difficile al punto giusto e la trama assolutamente appassionante. Il mondo di gioco è estremamente vario anche dal punto di vista visivo, intervallando aree desertiche a foreste pluviali, aree montuose innevate a spiagge bianchissime con mare color smeraldo! Certo, la mappa di gioco è davvero maestosa per cui se arrivate a cimentarvi con questo gioco dopo avere appena terminato qualcosa di particolarmente impegnativo, il rischio è di rimanere paralizzati dalla mole di cose da fare con il rischio di abbandonarlo precocemente (un po' quello che accadde a me con The Witcher 3, che approcciai dopo Bloodborne e che abbandonai dopo pochi minuti di gioco...). Ma se lo vivete spensieratamente, senza alcuna fretta di finirlo, saprà regalarvi molte soddisfazioni.

 

Insomma, concludendo, un plauso a Sony per l'ennesima produzione first party di livello eccelso. Per chi come me è nato con la prima generazione di console (Atari 2600, per intenderci) non può che rimanere sbalordito di fronte ai progressi dell'industria videoludica. Nel 1984 il gioco d'azione/avventura più innovativo era Pitfall 2, di David Crane, che per creare 27 livelli di profondità (Pitfall! il capostipite, sempre dello stesso autore, era solo a scorrimento orizzontale. Vedete come la verticalità nei giochi si ripresenta nel tempo?) dovette implementare nella cartuccia un'ulteriore quota di RAM rispetto a quella fisica di 8Kb (!!) della console. Il risultato fu strabiliante per l'epoca. Ebbene, rispetto a quei giochi che tanto ci fecero sognare da bambini, qui ormai si può dire che i sogni possono quasi diventare realtà, in mani sapienti ovviamente...

 

Voto 9.25

 

Il nostromo



La prima volta di Aloy!