BOLETARIA, FINALMENTE!
Titoli di coda su Demon’s Souls remake, esclusiva di PS5 targato Bluepoint Games, veri specialisti nelle rimasterizzazioni di giochi old gen da God Of War Collection o Ico/Shadow Of The Colossus su PS3 a Uncharted The Nathan Drake Collection su PS4 passando per la rimasterizzazione di Flower su PSVita, etc.
E il mio percorso “soulsiano” non poteva che chiudersi qui, in quel di Boletaria, dove tutto ebbe inizio. Che ricordi! Eravamo nel 2009 e sulle riviste del settore si parlava di un gioco misterioso progettato da una software house sconosciuta dal nome From Software è distribuito da Sony, dalla trama oscura e dalle meccaniche di gioco semplici da intuire ma difficili da applicare (“easy to learn, hard to master” come direbbe il buon vecchio Nolan Bushnell) che aveva destato un certo interesse nel paese del Sol Levante. Classificato come “action role-playing game” ambientato in un’epoca non certamente inquadrabile ma dai connotati Medioevali ma che per la sua difficoltà era rimasto appannaggio di una ristretta cerchia di appassionati hard-core gamers affezionati ai dungeon crawlers. Il gioco non ti diceva cosa fare nè dove andare. Non era disponibile alcuna mappa consultabile. Non erano presenti dialoghi che indicassero il percorso migliore da seguire o missioni da svolgere. Inoltre il gioco non era localizzato in italiano, al massimo potevi reperire la versione in giapponese (!) o quella in inglese. Ebbene, ricordo che comprai una copia su Ebay da un venditore tedesco e la conservai nel cassetto dei giochi come una reliquia. Ovviamente provai a giocarci: il mio percorso cessava sempre poco dopo il soldato demoniaco che dalla passerella ti faceva rotolare addosso una palla di fuoco! E da lì dovevo ripartire dall’inizio (non che fosse tutto questo percorso eh…). La frustrazione ebbe il sopravvento e lo installai e disinstallai almeno 5-6 volte fino ad abbandonarlo definitivamente. A quel punto lo regalai al compianto Capitano il quale raggiunse il primo boss e me lo restituì dicendo che non aveva più intenzione di “affrontare giochi in cui la sfida fosse nei confronti del programmatore”; per lui il gioco doveva essere solo un momento di relax. Accettai la sconfitta su tutti i campi. Ma nel mio cuore si infiammava lo spirito di rivalsa amplificato dalla dipartita del Capitano! Gli dedicai il Platino di Bloodborne su una console che non aveva fatto in tempo ad apprezzare. Ma Demon’s Souls ha rappresentato da allora una spina nel fianco del sottoscritto. Completai tutti gli altri Souls su PS4 falciando a morte praticamente tutti i boss (opzionali e non) che mi si pararono davanti. Ho platinato da poco Elden Ring, opera somma di Miyazaki. Ma mi restava ancora un vuoto nell’anima...
Potete ben capire quindi cos’abbia significato per me cominciare nuovamente questo gioco dopo così tanti anni! L’impatto è stato fantastico: con quella scalinata che porta al primo cancello gigante che non ero MAI riuscito ad aprire prima. Ebbene posso dirvi che alla prima run ho raggiunto il primo boss (appunto situato dietro quel cancello) senza mai morire una volta ed uccidendolo al primo tentativo. Non potete immaginare la soddisfazione del sottoscritto! Ovviamente non è stato sempre così, anzi… In linea di massima per quanto riguarda l’argomento “difficoltà dei Souls” concordo pienamente con chi ha scritto da qualche parte che “il soul più difficile è il primo al quale giochi”. No c’è affermazione più vera di questa e in effetti devo ammettere che in questo caso la strada è stata molto meno impervia del previsto. Ma vi dirò di più: il gioco è assolutamente platinabile (non potete immaginare l’orgoglio che mi dà il solo poter pronunciare questa frase). Se avessi seguito dall’inizio le dinamiche relative alla “tendenza del mondo e del giocatore” sicuramente ci sarei riuscito! Per correttezza devo comunque dire che in questa versione remake alcuni trofei piuttosto proibitivi presenti nella versione originale per PlayStation 3 sono stati rimossi (e allora chapeau per il Messia che lo aveva platinato!).
Ma torniamo alla recensione. In Demon’s Souls trovate dispiegato tutto l’immaginario grezzo di Miyazaki. Ci troviamo di fronte a un’opera prima con i contorni ancora da definire ma poggiante su alcuni capisaldi che ritroveremo costantemente nelle opere successive:
- il sangue: non nel senso “splatter” del termine ma come elemento organico in cui sporcarsi o lavarsi definitivamente; rappresenta la fine della vita umana;
- le anime: sono l’essenza stessa dei Souls; sono ciò che resta dopo la fine della vita umana;
- la luna: rappresenta sempre un senso di purezza. Come un qualcosa di lontano da questo mondo contaminato; rimanda a qualcosa di soprannaturale, oltre l’umanità;
- il fuoco: è il vero elemento purificatore. Tant’è che a partire da Dark Souls verranno sostituite le Arcipietre con i falò; il fuoco rimanda a qualcosa di umano o che comunque l’uomo può usare a proprio vantaggio contro i demoni;
- le chiese e i castelli: rappresentano la somma commistione tra sacro e profano che, a mio giudizio, rappresenta anche il picco del fascino dei Souls rispetto agli altri giochi;
- gli anelli: rappresentano l’ausilio concesso all’umanità per lottare alla pari (o quasi) con i demoni, potenziando le limitate capacità corporee;
- le fogne: in ogni capitolo della serie sono presenti e rappresentano le maggiori aree di degrado dell’universo Miyazakiano, dominate da pestilenza e veleno;
- la donna: è sempre una figura femminile ad aiutare il protagonista nei Souls. Probabilmente il riferimento va ricercato nell’antico ruolo della “geisha” in Giappone.
Questo per quanto riguarda i contenuti.
Per quanto riguarda il gameplay, ritroviamo i primigeni elementi di gioco che faranno la fortuna della serie: il sistema di attacco e di difesa, il parry eseguibile solo con determinati scudi, il backstab, gli incantesimi e le magie (sono in dark Souls verranno introdotte le piromanzie) eseguibili con catalizzatori e talismani. Sarà necessario equipaggiare l’armatura più appropriata per il tipo di percorso da affrontare. Soprattutto all’inizio bisognerà ponderare bene con quali accessori muoversi. Solo in Demon’s Souls è presente una differenziazione tra il carico attivo (quello degli oggetti equipaggiati) e il carico passivo (dato dalla totalità degli oggetti trasportati). Incrementando le statistiche di vitalità e resistenza si potranno equipaggiare o traportare più oggetti. In questo gioco più che nei successivi Souls, questo dato è importante perché facilmente, raccogliendo da terra tutti gli oggetti che potreste trovare, superereste la fatidica soglia del 60% del carico trasportabile con conseguente rallentamento marcato del vostro personaggio con tutte le conseguenze nefaste che potete immaginare. Chiaramente scordatevi opzioni quali il “salto” perché qui c’è solo la rotolata e la montata su un dislivello. Per il resto siamo nel più classico del sistema parata-colpo-parata, come da tradizione, insomma (ovviamente anche in questa circostanza non potevo che scegliere il cavaliere armato di claymore…). E’ conveniente tuttavia avere una discreta dimestichezza con magie e incantesimi in quanto gli attacchi a distanza spesso vi toglieranno d’impaccio da situazioni complicate. Io ad esempio non ho mai disdegnato l’arco mentre la balestra non fa proprio parte del mio armamentario di fiducia…
E arriviamo così all’argomento boss: chiaramente non presentano la complessità dei pattern di attacco di quelli delle produzioni più recenti di From Software ma sicuramente sono memorabili (cioè vi ricorderete di loro, letteralmente) in quanto ottimamente caratterizzati e perfettamente inseriti nel contesto di gioco tanto da ricordarne il nome! Per ogni Arcipietra (5 in tutto in quanto la sesta è spezzata ed avvolta da arcano mistero - forse che Demon’s Souls II si intitolerà “la sesta Arcipietra”?) sono presenti alcuni boss intermedi a salvaguardia di rari punti di salvataggio (Arcipietre) e il boss di fine livello che ha caratteristiche generali in linea con l’area che avete affrontato, per cui il tutto è assolutamente ben contestualizzato e lineare. Siccome me li ricordo tutti, vi stilo un elenco dei boss di Demon’s Souls dal più facile al più arduo (in base al numero di volte che ho dovuto ripetere la boss fight):
- Antico
- Phalanx
- Vecchio Monaco
- Astraea
- Sanguisuga
- Ragno Corazzato
- Signore delle Tempeste
- Falso Idolo
- Penetrator
- Falso Re
- Arbitro
- Colosso Marcio
- Vecchio Eroe
- Fiammeggiante
- Mangiauomini
- Cavaliere della Torre.
A esser sincero dal numero 1 al 10 sono caduti al primo tentativo!
Come per gli altri Souls (eccezion fatta per Bloodborne che però è stata la mia prima esperienza “soulsiana” pertanto non fa testo per il concetto di difficoltà dei Souls espresso antecedentemente) ho trovato molto più complesso il percorso per arrivare al boss che lo scontro con il boss stesso. In questo caso particolare poi, la situazione è amplificata dal fatto che solo in alcune Arcipietre troverete quelle interconnessioni tipiche degli episodi successivi e gli shortcut si conteranno sulle dita di una mano. Forse però proprio per questo motivo saranno ancora più apprezzati quando li troverete (incredibile quello della Valle della Corruzione il cui raggiungimento è davvero estenuante…).
Per quanto riguarda il mondo di gioco, In Demon’s Souls vi troverete a percorrere alcune delle location più suggestive dell’intera storia videoludica. Una su tutte, La Prigione delle Speranze, è quanto di più claustrofobico e sinistro possiate immaginare. E i gemiti provenienti dalle celle fanno gelare il sangue nelle vene. Ma non è certamente inferiore l’Arcipietra del castello di Boletaria: buio, tetro, coi suoi cunicoli, coi percorsi sotterranei pieni di insidie e anche quando vi esporrete alla luce del sole, verrete attaccati dal drago rosso o da arcieri scoccanti frecce dall’alto. Al terzo posto metterei la Valle della Corruzione, eccezion fatta per la zona intermedia paludosa. Muoversi tra le palafitte fatiscenti attorniati da nemici che rilasciano veleno e pestilenza metterà a dura prova la vostra pazienza. Il tratto finale con la scena di presentazione del boss dell’area Santa Astraea, vestita di bianco e immersa nel sangue (!) aiutata dal fido Garl Vinland (che si alza dopo aver riposato sui corpi di centinaia di soldati morti, immersi nel sangue) è assolutamente scioccante. Meno evocativi il Tunnel di Stonefang e la Cripta delle Tempeste quest’ultima caratterizzata da un punto chiamato Percorso Rituale che sembra più che altro la via Crucis (cunicoli nei quali la Claymore spesso si incastra rendendo vano il tentativo di colpire il nemico di turno che ti “piallerà” di conseguenza, Mietitori nascosti in ogni dove che fanno respawnare scheletri giganti dotati di attacchi magici, strapiombi nei brevi tratti all’aperto in cui è facilissimo precipitare, etc. Ovviamente riparti da capo senza shortcut se non arrivi al boss dell’area (e lo sconfiggi, altrimenti riparti lo stesso dall’inizio…), il Vecchio Eroe. Va da sé che l’area meno evocativa a mio giudizio sia stata il Tunnel di Stonefang. E’ tuttavia un’area importantissima per la ricchezza di pietre che consentono il potenziamento delle armi e perché sconfiggendo il boss finale dell’area, il Fiammeggiante, sarà possibile scambiare la sua Anima demoniaca col fabbro Ed, proprio all’inizio di questa zona, consentendogli di forgiare armi uniche. Ad esempio nel NG+ consegnando la spada ottenuta sconfiggendo il Re Doran (Demonbrandt) e quella ottenuta sconfiggendo il Vero Re Alland che sarebbe il boss finale del gioco (Soulbrandt) a Ed, egli sarà in grado di forgiare la spada più forte del gioco, Insegne del Nord, sbloccando il relativo trofeo annesso. Ma di rifarmi il gioco fino al Fiammeggiante proprio non avevo voglia…
Infine un cenno alle Tendenze, un concetto secondo me geniale che purtroppo non è stato ripreso dall’autore nelle opere successive. La mia mancata interpretazione del meccanismo della stessa ha fatto sì che non raggiungessi il platino nel gioco. In buona sostanza vi è la Tendenza del Mondo e la Tendenza del Personaggio. Inizialmente la tendenza è grigia e si sposta verso il bianco (fino a un massimo di “bianco puro”) uccidendo Demoni Ancestrali e sconfiggendo il boss di fine livello. La Tendenza del Mondo volge al nero (fino a un massimo di “nero puro”) morendo ripetutamente in forma umana nel mondo di gioco. La Tendenza del Personaggio volge invece al bianco puro aiutando altri giocatori online a sconfiggere i boss o sopravvivendo all’attacco di invasori ostili. La Tendenza del Personaggio volge al nero puro uccidendo NPC buoni o invadendo il mondo di altri giocatori online. Ebbene, la Tendenza del Mondo “bianco puro” o “nero puro” sblocca determinati percorsi o comunque consente l’accesso a armi ed anelli altrimenti inaccessibili. La tendenza del personaggio “bianco puro” consente di ottenere un anello esclusivo da parte del Monumentale nel Nexus. La tendenza del personaggio “nero puro” consentirà invece di avviare nel Nexus la famosa quest di Mefistofele al termine della quale avrete accesso ad un ulteriore anello esclusivo. La cosa che mi ha lasciato perplesso è che per ottenere la tendenza “bianca pura” non devi morire in forma umana nel gioco. Ora, una volta che sconfiggi il boss di fine area, riacquisisci la tua umanità. Questo significa che non dovresti morire fino al boss dell’area successiva pena tendenza del mondo verso il nero. Per ovviare a questo evento bastava “suicidarsi” nel Nexus appena sconfitto il boss in modo da morire NON in forma umana nell’area successiva. Ecco, questa cosa mi ha lasciato un po’ perplesso (una volta ucciso ogni boss sarei dovuto salire in cima al Nexus e buttarmi di sotto!!) per cui ho desistito dal seguire il discorso delle Tendenze che sono rimaste “grigie” durante l’intera run, cioè perfettamente inutili.
Nonostante ciò, la figura di Mefistofele mi ha affascinato a tal punto da desiderare di incontrarla a ogni costo. Praticamente, uccidendo un NPC del gioco (Saint Urbain, quello dell’epica esclamazione “Umbasa!”) la tendenza del personaggio vira immediatamente al “nero puro” per cui compare al secondo piano del Nexus questa donna misteriosa ed affascinante che vi chiederà di compiere atti orribili. Ho evitato ovviamente di seguire la quest e mi sono limitato a scattare una foto dell’incontro…

Non posso ovviamente non elogiare lo splendido lavoro fatto dai Bluepoint con textures, livelli di dettaglio, Ray-tracing e frame-rate da next gen. Il gioco scorre fluidamente anche nelle fasi più concitate. Non ho notato il minimo rallentamento. Forse sono stati un po’ troppo rispettosi del lavoro originale e avrebbero potuto sviluppare maggiormente l’intelligenza artificiale di alcuni boss che a dispetto di livelli grafici avveniristici hanno movenze “archeologiche”. Infine il solito plauso alla colonna sonora, ancora una volta di altissimo livello e, a mio modo di vedere, all’altezza delle mie preferite ovverosia Bloodborne e Dark Souls III.
Insomma, sono orgoglioso di aver completato un gioco che per me ha sempre rappresentato uno scoglio invalicabile, qualcosa di misterioso e affascinante allo stesso tempo. Mi trovo in difficoltà a esprimere un giudizio finale in termini di voto perché trattasi di opera chiaramente dal valore incommensurabile. Giocato adesso, a 12 anni di distanza dall’uscita e ringiovanito dai Bluepoints (che ringrazio di cuore) merita sicuramente un posto nell’olimpo videoludico. Ed è un vero peccato che non sia riuscito a fruire di tanto splendore ai tempi che furono.
Ciao Capitano, per il Platino non è ancora scritta la parola “fine”, non temere. Umbasa!
Voto 9.5
Il nostromo